VERBANIA – Chiarita l’immediata dinamica del disastro, provocato dal tranciamento netto della fune portante quando mancavano solo cinque metri all’arrivo della cabina della funivia in cima al Mottarone, resta ancora da capire perché sia accaduto. La procuratrice di Verbania, Olimpia Bossi, predica calma: “Serve verità, non fretta. Il punto è verificare perché si è spezzata la fune traente e perché non è entrato in funzione, oppure è scattato ma non in modo efficace, il sistema frenante di sicurezza”. Da domenica è sotto sequestro il luogo dell’incidente, l’impianto, le stazioni. La carcassa delle cabina è stata per ora protetta da teli impermeabili, ma dovrà presto essere trasportata in laboratorio per le complesse perizie tecniche. Nel frattempo si indaga su quanto avrebbe dovuto funzionare e non ha funzionato, ossia l’impianto frenante di emergenza.
Un terribile dubbio in proposito, quello che ricorre con più insistenza, riguarda le cosiddette “pinze” che avrebbero dovuto scattare frenando la corsa della cabina sulla fune portante. In quasi tutti gli impianti di questo tipo, la sera vengono bloccate aperte, con dei cunei che ne impediscono lo scatto per la chiusura.
Operazione inversa ogni mattina, prima della messa in funzione dell’impianto: si rimuove l’ostacolo e si verifica che funzioni tutto. Una persona sostiene che “quei cunei non siano stati rimossi, per errore”. Nel caso la fune scorre lo stesso, ma non può scattare la morsa. Un errore umano dunque?
Non fosse questo il motivo si dovrà capire perché il sensore, che rileva la corsa libera della cabina, non ha messo in azione il sistema di emergenza. Un ragazzo ha invece segnalato un guasto sabato pomeriggio, poco prima dell’orario di chiusura della funivia, fatto che gli avrebbe causato un ritardato rientro.
Un altro malfunzionamento è stato indicato nel 7 maggio, ma pure in questo caso non c’è ancora stato tempo per le verifiche. Intanto sono stati sequestrati anche tutti i documenti dell’impianto, le schede tecniche e ogni filmato delle tante telecamere presenti sulla linea.
Sono nel frattempo giudicate stabili le condizioni di Eitan, il bambino di 5 anni – di origini israeliane – unico sopravvissuto alla tragedia della funivia Stresa-Mottarone che ha causato 14 vittime tra cui mamma, papà e il fratellino dello stesso superstite.
Il piccolo, che non avrebbe per fortuna riportato danni neurologici – grazie all’ultimo ed amorevole disperato abbraccio del papà – è tuttora ricoverato nel reparto di Rianimazione dell’ospedale infantile Regina Margherita di Torino, dove all’inizio era stato intubato per facilitarne la respirazione e stabilizzare i parametri fisiologici.
Ma, ieri, Eitan – risvegliato dal coma farmacologico – ha cominciato a dare i primi segnali di risveglio, con colpi di tosse e alcuni momenti di respiro spontaneo. Il direttore generale della Città della Salute, Giovanni La Valle, dopo che Eitan è stato appunto risvegliato dal coma indotto dai medici, sulle condizioni del bambino ha detto: “In termini precauzionali stiamo andando con più calma e attenzione proprio perché la situazione del bambino è critica, seppur abbiamo dei segnali positivi. Siamo fiduciosi”.