Canada

Trudeau pronto a mischiare le carte per rilanciare l’azione di governo

TORONTO – Tutto pronto per l’incontro di governo voluto da Justin Trudeau ad Halifax dal 25 al 27 agosto. Con un’unica incognita: manca, ancora, la lista ufficiale degli invitati. E questo perché si moltiplicano le voci di un probabile rimpasto di governo che dovrebbe essere apportato dal primo ministro entro breve.

E secondo numerosi analisti non si tratterà di una semplice operazione cosmetica come spesso accade – lo spostamento di qualche ministro – ma di un profondo rinnovamento dei ruoli e dei componenti della compagine governativa liberale, in vista della riapertura del parlamento federale dopo la pausa estiva.

Bocche cucite, almeno per ora, sulle promozioni e le bocciature, anche se alcuni nomi stanno circolando con maggiore insistenza rispetto agli altri. Sembra ormai scontata la dipartita dall’esecutivo di Pablo Rodriguez, che nei vari governi Trudeau ha ricoperto numerose cariche e dal 2023 è ministro dei Trasporti. L’esponente grit sembra intenzionato a lasciare la politica federale per partecipare alla corsa alla leadership del Partito Liberale del Quebec.

Fuori dai giochi sembra anche essere Dan Vandal, dal 2019 ministro degli Affari del Nord, che nei giorni scorsi ha criticato pesantemente la decisione del primo ministro di nominare al Senato Charles Adler, giornalista che in passato aveva assunto delle posizioni controverse nei confronti dei nativi.

Trudeau in questi anni ha dimostrato di essere allergico alle critiche, soprattutto quelle provenienti da esponenti liberali e mai dal 2015 – anno in cui ha assunto il potere dopo la vittoria contro i conservatori guidati da Stephen Harper e l’Ndp di Tom Mulcair – un esponente di governo aveva polemizzato con il primo ministro per decisioni di così grande importanza. Difficilmente Vandal manterrà il suo posto nell’esecutivo dopo questa polemica, mentre è probabile che Trudeau andrà anche a spostare alcune delle sue pedine chiave: si tratta del ministro delle Finanze Chrystia Freeland, quella degli Esteri Melanie Joly, il ministro del Tesoro Anita Anand e il responsabile degli Affari intergovernativi Dominic LeBlanc.

Molto più complicata l’operazione che vedrebbe Mark Carney abile e arruolato per un incarico governativo. L’ex governatore di Bank of Canada e della Banca Centrale d’Inghilterra non ha mai partecipato alla vita politica attiva e quindi non detiene alcun seggio. Per portarlo al governo Trudeau dovrebbe sperare nelle dimissioni di un suo parlamentare e paracadutare lo stesso Carney nel distretto in questione per le elezioni suppletive. Resta da capire se il primo ministro abbia davvero voglia e tempo per imbarcarsi in una operazione politica così complicata che peraltro difficilmente verrebbe capita dall’elettorato canadese.

In ogni caso il vertice di Halifax ha già una sua agenda ben definita. L’esecutivo dovrà discutere di temi di grande importanza per il Paese, dalla ripresa dell’economia alla crisi abitativa, passando per il rilancio delle politiche ambientali e il rapporto che appare incrinato con le Province.

Nel frattempo sempre ieri è stato pubblicato l’ennesimo sondaggio che non porta con sé buone notizie per il primo ministro. Secondo l’istantanea scattata ieri da Abacus Data, se si votasse in questo momento i conservatori di Pierre Poilievre avrebbe un vantaggio di ben 17 punti percentuali, con i tory al 42 per cento e il Partito Liberale fermo al palo al 25 per cento. Un divario, quello tra le due formazioni politiche, che sembra difficilmente colmabile da qui al voto federale in programma tra un anno.

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