TORONTO – L’effetto Trump sulle elezioni federali ha frantumato i rapporti di forza tra i partiti canadesi. I sondaggi delle ultime settimane confermano essenzialmente due elementi: la corsa per il governo è una corsa a due tra liberali e conservatori, mentre l’Ndp dovrà lottare duramente per la sua sopravvivenza politica. E pensare che fino a dicembre i neodemocratici erano lanciatissimi nelle intenzioni di voto, con ottime probabilità di aumentare in modo significativo la propria rappresentanza parlamentare alla House of Commons e di diventare l’opposizione ufficiale alla Camera. Escludendo il Quebec, il partito guidato da Jagmeet Singh a livello percentuale era nettamente al di sopra dei liberali, con la possibilità di scavalcare i grit anche nella Provincia francofona come avvenne nel 2011 con l’onda arancione dell’allora leader Jack Layton.
Ma la minaccia dei dazi, con le prime avvisaglie della guerra commerciale con gli Stati Uniti e con il rischio recessione dietro le porte ha completamente modificato le dinamcihe tra le forze politiche federali, con la conseguente inarrestabile ascesa del nuovo leader liberale Mark Carney e con il conseguente tracollo nelle intenzioni di voto per i neodemocratici. I dati di queste prime battute di campagne elettorale mettono in luce come il partito in questo momento non solo non abbia praticamente alcuna possibilità di diventare l’opposizione ufficiale alla Camera dei Comuni, ma che il cambiamento di umore dell’elettorato canadese potrebbe falcidiare lo sparuto drappello di mp ndippini in parlamento.
Dall’avvio della campagna sono stati realizzati cinque sondaggi. L’istantanea per la sinistra canadese è desolante: secondo Research Co. i neodemocratici si attestano al 9 per cento, mentre Angus Reid, Liaison Strategies e Mainstreet Research – che ha realizzato due indagini demoscopiche – il partito non va oltre il 7 per cento a livello nazionale.
Per comprendere la portata catastrofica di questi sondaggi dobbiamo tornare indietro di quattro anni, alle elezioni del 2021, quando il partito guidato da Singh si attestò al 17,8 per cento, conquistando 25 seggi, uno in più della precedente tornata elettorale.
Ma come si tradurrebbe questa percentuale dei consensi sulla rappresentanza parlamentare neodemocratica. Secondo 338canada, in questo momento l’Ndp è in testa solamente in 6 distretti su 343. Ma non solo. Lo stesso Singh, che fino a pochi mesi fa poteva dormire sonni tranquilli almeno nella sua circoscrizione, se si votasse in questo momento perderebbe il seggi a Burnaby Central.
In questo collegio, in British Columbia, il candidato liberale Wade Chang si trova al 44 per cento delle intenzioni di voto, il conservatore James Yan al 29 per cento mentre il leader dell’Ndp è costretto a inseguire dalla terza posizione con uno striminzito 23 per cento.
Per vincere dovrebbe quindi recuperare qualcosa come 21 punti percentuali, sperando che il candidato conservatore non aumenti il suo livello di consenso.
Insomma, siamo do fronte a uno scenario apocalittico per l’Ndp difficilmente ipotizzabile fino a poche settimane fa. L’Ndp comunque cerca di sdrammatizzare una situazione che francamente è drammatica.
L’entourage di Singh infatti cerca di sminuire la portata dei sondaggi, facendo peraltro leva sul fatto che la campagna elettorale sia appena iniziata. C’è tempo per la rimonta – è questo il ragionamento della dirigenza ndippina – magari sperando che la luna di miele tra Carney e l’elettorato canadese finisca velocemente, esattamente come è iniziata. Fatto sta che il tempo stringe, e se una inversione di tendenza ci dovrà essere, è meglio che ci sia il prima possibile. Altrimenti saremo davvero di fronte all’anno zero per l’Ndp.
Nella foto in alto, un seggio elettorale (Elections Canada)