TORONTO – Una falla nelle relazioni diplomatiche tra il Canada e Israele. È quella provocata dal voto sulla mozione presentata dall’Ndp – pesantemente emendata prima della sua approvazione – e dalla conseguente decisione annunciata dal ministro degli Esteri Melanie Joly di bloccare la vendita di armi dal Canada verso Israele. La decisione sta provocando delle pesanti conseguenze, sia nei rapporti tra Ottawa e Tel Aviv sia all’interno del partito liberale: tre deputati hanno votato contro le indicazioni del primo ministro Justin Trudeau, un parlamentare (Anthony Housefather) sta seriamente pensando di abbandonare i liberali e accasarsi con i conservatori.
Ma la vera preoccupazione in questo momento sono le tensioni che si registrano a livello diplomatico, in un contesto estremamente problematico, con la comunità internazionale che sta clamorosamente fallendo nel suo tentativo di arrivare a una tregua o quanto meno a un cessate il fuoco con la conseguente liberazione degli ostaggi israeliani che sono ancora in mano ad Hamas.
Tel Aviv non ha nascosto la propria rabbia per quello che considera un vero e proprio “voltafaccia” da parte dell’esecutivo liberale. “Mi dispiace – ha dichiarato il ministro degli Esteri Israel Katz – che il governo del Canada stia compiendo questo passo che mina il diritto di Israele all’autodifesa di fronte agli assassini di Hamas, che hanno commesso terribili crimini contro l’umanità e contro israeliani innocenti, compresi anziani, donne e bambini”.
Poi, le parole che suonano come una pesante condanna sulla mozione e sullo stop alla vendita di armi ad Israele: “La storia giudicherà severamente gli atti attuali del Canada”.
A rincarare la dose ci ha poi pensato l’ambasciatore israeliano in Canada, che ha ribadito come il nuovo corso inaugurato dal governo di Trudeau avrà delle pesanti conseguenze nei rapporti tra i due Paesi. “Il voto è stato davvero inquietante per molti israeliani – ha sottolineato – Iddo Moed – in particolare in un momento in cui rimangono traumatizzati dal gruppo che il Canada ha considerato un’organizzazione terroristica, Hamas”.
“Dal nostro punto di vista – ha continuato l’ambasciatore israeliano a Ottawa – abbiamo difeso i diritti umani fin dal primo giorno. Ci siamo assicurati di rispettare tutti i nostri obblighi internazionali in ogni momento. Ciò include il tentativo di far arrivare quanti più aiuti possibili a Gaza e di assicurarsi che il maggior numero possibile di palestinesi stia fuori pericolo, in ogni momento”. Un tentativo – bisogna aggiungere – che non ha prodotto dei gran risultati, visto che secondo le Nazioni Unite la stragrande maggioranza delle 32mila vittime palestinesi sono donne e bambini. Moed ha comunque ribadito che lo stop alla vendita delle armi dal Canada non avrà delle conseguenze pratiche dal punto di vista militare. “In ogni caso, siamo un paese forte, abbiamo un esercito forte, e non credo che sia una grande cosa capire che saremo in grado di continuare a difenderci”.
Insomma, nessuna conseguenza pratica ma pesanti conseguenze nelle relazioni tra i due Paesi.
Nella foto in alto, il primo ministro Justin Trudeau e il ministro degli Esteri Melanie Joly
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