Canada

Si apre il fronte rame mentre il Pbo avverte: in arrivo molti tagli

TORONTO – Cresce l’attesa e l’apprensione per l’avvicinarsi della deadline del 21 luglio sul fronte dazi. Il governo canadese sta portando avanti frenetiche consultazioni con la controparte americana per arrivare a una soluzione che potrebbe, in qualche modo, porre fine alla guerra commerciale, o quanto meno decretarne una tregua che rilanci i rapporti tra il Canada e gli Stati Uniti.

Ma parallelamente le preoccupazioni dell’esecutivo guidato da Mark Carney sono rivolte anche al nuovo annuncio fatto dall’inquilino della Casa Bianca Donald Trump, che ha aperto un nuovo fronte che non riguarda solo il Canada, ma che inevitabilmente coinvolge anche il nostro Paese: quello del rame.

Dal prossimo 1 agosto, infatti, tutto il rame che verrà importato dagli Stati Uniti subirà una tariffa del 50 per cento, una misura questa che va a sommarsi ai già pesantissimi dazi imposti dal presidente americano sull’acciaio e sull’alluminio. E le conseguenze per la nuova stretta volta dall’amministrazione americana potrebbero avere delle pesanti ripercussioni anche sulla nostra economia, già in balia di tutte le incertezze provocate dalla guerra commerciale in corso.

In particolare, le maggiori preoccupazioni sono avvertite in Quebec, dove esiste una fiorente filiera di questo ramo del nostro tessuto industriale. “Siamo – ha dichiarato Emmanuelle Toussaint, presidente e CEO della Quebec Mining Association – in un contesto che è già stato fragile dall’inizio dell’anno con tensioni geopolitiche. C’è anche una sovrapproduzione di alcuni minerali critici e strategici che sta causando volatilità dei prezzi. Tutti questi elementi stanno causando una grande pressione economica, in particolare nell’industria del rame”.

Come è già successo per il settore produttivo dell’alluminio e dell’acciaio, le associazioni di categoria temono che le nuove tariffe possano avere pesanti ripercussioni in termini occupazionali, con possibili casse integrazioni e licenziamenti provocati dal calo delle vendite dei prodotti negli Stati Uniti a causa delle tariffe.

Ma sul fronte lavorativo, le tensioni sono da registrarsi anche nel settore pubblico, in seguito alle lettere inviate dal ministro delle Finanze François-Philippe Champagne, a tutti i dicasteri, dove sono stati chiesti pesanti tagli alla spesa che dovrebbero produrre risparmi di 21,5 miliardi di dollari entro i tre prossimi anni fiscali. A confermare i timori sollevati soprattutto dai sindacati di categoria, è stato l’intervento del Parliamentary Budget Officer (PBO), Yves Giroux, che ha ribadito come il settore pubblico debba in qualche modo prepararsi a tagli di posto di lavoro generalizzati proprio in seguito alla politica di austerity inaugurata dal primo ministro. A fare eco al suo intervento è stato il Public Service Alliance of Canada (PSAC), sindacato del settore pubblico che rappresenta quasi 250mila statali in tutto il Paese.

Il PSAC, in un comunicato stampa, ha ribadito come le parti sociali si oppongano con forza al piano di tagli del governo liberale, che segue – a loro dire – politiche lacrime e sangue già attivate dall’amministrazione precedente dell’ex primo ministro Justin Trudeau: “Il primo ministro Mark Carney – si legge nella nota – ha fatto campagna elettorale con la promessa di “non effettuare tagli” al servizio pubblico federale canadese nelle ultime elezioni federali.

Ma i tagli radicali del 15% al bilancio annunciati nell’ambito di una revisione della spesa questa settimana sembrano austerità e danneggeranno tutti coloro che in Canada dipendono da servizi pubblici vitali. Più di 10.000 posti di lavoro nel servizio pubblico federale sono stati persi solo l’anno scorso – molti dei quali membri del PSAC – senza alcun piano per mantenere i servizi forniti da quei lavoratori. Migliaia di altri tagli sono già stati annunciati, anche presso l’Agenzia delle entrate canadese e l’Employment and Social Development Canada, e quasi 2.000 membri del PSAC sono già stati informati che i loro posti di lavoro sono a rischio a causa dell’adeguamento della forza lavoro.

“Il servizio pubblico canadese non è un salvadanaio a cui possiamo attingere ogni volta che il governo vuole finanziare nuovi progetti – ha dichiarato Sharon DeSousa, presidente nazionale del PSAC – Siamo sempre stati aperti a lavorare con il governo per trovare risparmi, ma abbiamo bisogno di un governo che sia veramente disposto a lavorare con i lavoratori e i sindacati, non intorno a loro”.

 

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