Canada

“Sfinimento da Covid” e vaccino, la pandemia ha rialzato la testa 

TORONTO – I dati delle ultime settimane ci forniscono uno scenario sconfortante: in Ontario stiamo vivendo la fase più critica dall’inizio della pandemia. Nonostante il leggero rallentamento degli ultimi due giorni, il numero dei nuovi casi di Covid giornalieri è in costante aumento, il sistema sanitario provinciale, per usare un’espressione utilizzata martedì dal premier Doug Ford, è “sull’orlo del collasso”, con il nuovo record di ricoveri e i reparti di terapia intensiva quasi interamente occupati da pazienti Covid.

La situazione nelle case di cura a lunga degenza è abbondantemente peggiorata rispetto a quanto è accaduto durante la prima ondata delle pandemia, con focolai fuori controllo in numerose strutture sparse in tutta la provincia e con la tragica conta delle vittime che continua ad aumentare costantemente.

Le scuole sono state chiuse, e lo rimarranno almeno per un altro mese, mentre il governo provinciale è stato costretto a dichiarare nuovamente lo stato d’emergenza, questa volta accompagnato con l’esplicito obbligo di rimanere a casa.

Ma come siamo arrivati a questo punto? Ci sono stati numerosi fattori che hanno ridato forza al contagio nella nostra provincia. Primo tra tutti quello che gli esperti hanno definito “stress o sfinimento” da Covid.

Dopo lunghi mesi vissuti tra lockdown e restrizioni, linee guida e protocolli da seguire, la gente ha iniziato a mollare la presa. Abbiamo smesso di essere prudenti come lo eravamo stati durante la prima ondata, abbiamo messo da parte cautele e accorgimenti che ci avevano permesso di superare relativamente bene – o comunque molto meglio di altri giurisdizioni in Nord America e nel mondo – i primi mesi della pandemia.

Da questo punto di vista, anche l’arrivo del vaccino ha avuto degli effetti negativi, almeno dal punto di vista psicologico. A dicembre Health Canada ha approvato due vaccini – Pfizer e Moderna – e immediatamente sono iniziate, seppur a rilento, le vaccinazioni nelle varie province. E questo ci ha dato un illusorio senso di sicurezza, che abbiamo portato con noi durante le feste natalizie.

Il sondaggio pubblicato martedì dalla Ipsos ha rilevato come un canadese su due abbia violato le restrizioni a Natale: il nostro comportamento individuale e collettivo ha alimentato il contagio di Covid-19 e tempo due settimane, abbiamo assistito alla repentina impennata dei casi.

Ora, il vaccino rappresenta un punto di svolta nella battaglia contro il Covid, ma ci vorrà ancora molto tempo prima di uscire dall’emergenza.

Ieri una nota immunologa italiana, Maria Rita Gismondo, ha dichiarato che difficilmente riusciremo a sviluppare l’immunità di gregge prima del 2024.

Sempre ieri Soumya Swaminathan, dirigente dell’Organizzazione mondiale della sanità, ha ribadito che nemmeno con il vaccino nel 2021 riusciremo a raggiungere l’immunità di gregge, che si verifica quando un numero sufficiente di persone in una popolazione ha l’immunità a un’infezione, cosa che consente di prevenirne la diffusione.

Insomma, iniziamo a intravedere la fine del tunnel, ma la strada da fare è ancora tanta. Per uscire il prima possibile da questa situazione dovremo tornare ad essere disciplinati e disposti a fare i sacrifici quotidiani che abbiamo fatto durante la prima ondata della pandemia di Covid-19.

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