TORONTO – È una settimana decisiva per la leadership di Erin O’Toole. È infatti prevista per giovedì la presentazione del rapporto redatto dall’ex deputato conservatore James Cumming, un documento nel quale è presente l’analisi dettagliata dell’ultima campagna elettorale, dalle decisioni prese dall’entourage di O’Toole nelle settimane che hanno preceduto le elezioni e, più compiutamente, agli errori strategici che hanno portato alla sconfitta del Partito Conservatore e alla conferma al governo del leader liberale Justin Trudeau.
La presentazione del rapporto rappresenta uno snodo fondamentale per la tenuta di O’Toole alla guida del partito. Negli ultimi mesi la sua leadership è stata contestata da più parti, con la richiesta di un passo indietro o di un’anticipazione della review sulla guida del partito che per ora rimane programmata per il 2023. A livello locale numerose associazioni conservatrici hanno chiesto le dimissioni, alcuni membri del Consiglio Nazionale hanno di fatto imputato a O’Toole la sconfitta alle urne. A livello nazionale la ribellione contro il leader è partita dalla senatrice Denise Batters, che per tutta risposta è stata sbattuta fuori dal caucus – il gruppo parlamentare del partito – mentre alla House of Commons, nonostante da più parti si senta un clima di sfiducia verso O’Toole, ancora nessuno ha deciso di uscire allo scoperto.
È proprio alla luce di questo che il rapporto di Cumming assume un significato di grande importanza. Chi rema contro la leadership di O’Toole – e che quindi vorrebbe vedere altre mani al timone del partito – sta aspettando questo documento per usarlo contro lo stesso leader, nel caso in cui fossero dimostrati chiaramente errori clamorosi durante la campagna elettorale.
Allo stesso tempo, però, non bisogna dimenticare che è stato lo stesso O’Toole ad affidare a Cumming l’incarico di redigere il rapporto: l’input della review è partita dal leader conservatore, che dopo la sconfitta alle urne aveva immediatamente fatto sapere che sarebbe rimasto alla guida del partit, nel caso in cui avesse avvertito un clima di rinnovata fiducia nei suoi confronti.
Eppure all’interno dei tory le frizioni e le ferite provocate dalle ultime elezioni rimangono. La strategia attuata da O’Toole non ha raggiunto gli obiettivi che erano stati prefissati in precedenza. Lo spostamento verso il centro per cercare di penetrare nelle grandi aree urbano è naufragato miseramente, a livello numerico il partito non solo non è cresciuto, ma è addirittura calato – passando da 121 a 119 deputati – mentre si sono registrate delle clamorose sconfitte in distretti considerati sicuri in Alberta e nelle altre province dell’Ovest. Senza dimenticare che per buona parte della campagna elettorale i sondaggi davano i conservatori come nettamente in testa.
Insomma, qualcosa non ha funzionato e i risultati del voto hanno aperto una frattura interna tra i fedelissimi di O’Toole, pronti a concedere un’altra possibilità al loro leader, e gli scettici, che invece vorrebbero un cambiamento alla guida del partito ma che non sono ancora usciti allo scoperto. E giovedì potrebbe davvero esserci il regolamento dei conti.
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