TORONTO – Fuoco incrociato sul governo guidato da Doug Ford. I fronti caldi continuano ad essere quello scolastico, l’emergenza sempre più allarmante per la mancanza di posti letto nelle terapie intensive e i passi falsi registrati nella campagna di vaccinazione in Ontario.
L’esecutivo, in particolare, ha mostrato tutti i suoi limiti per la mancanza di una coerenza di fondo nella sua strategia di contrasto del Covid-19 in questa terza ondata della pandemia.
La scuola rappresenta un caso emblematico. La scorsa settimana la posizione del premier Ford e del ministro dell’Istruzione pubblica Stephen Lecce era stata abbastanza chiara: le scuole sono sicure – la frase ripetuta in ogni conferenza stampa – il contagio tra gli studenti rimane estremamente basso e i piani di contenimento e tracciamento del coronavirus attuati nelle strutture scolastici si sono dimostrati efficaci e affidabili.
Ma di fronte alla posizione dell’esecutivo venivano presentati dati sempre più allarmanti: centinaia di studenti infettati ogni giorno – con un picco di oltre 500 contagi in 24 ore – decine di scuole chiuse per la presenza di focolai e provveditorati in crisi. Tanto è vero che proprio la scorsa settimana, a ridosso dello spring break, le autorità sanitarie di Toronto e di Peel hanno imposto la chiusura di tutte le scuole fino al 19 aprile, scavalcando e bypassando di fatto il governo.
Nei giorni scorsi Ford e Lecce hanno difeso la posizione dell’esecutivo, ribadendo come le scuole della provincia avrebbero riaccolto gli studenti in classe dopo le vacanze. Lo stesso ministro dell’Istruzione ha inviato una lettera ai genitori degli studenti, offrendo garanzia sulla continuità delle lezioni in classe. Poi ieri, nel giro di poche ore, il governo ha fatto dietrofront: scuole chiuse in tutto l’Ontario e didattica a distanza sine die. Insomma, il tutto e il contrario di tutto nel giro di poche ore.
Il risultato è un senso di grande incertezza per tutte le famiglie con minori a carico, che in questo momento non sanno se le scuole riapriranno tra una settimana, tra un mese o direttamente a settembre, in concomitanza con l’inizio del nuovo anno scolastico.
Ma ad essere finita nel mirino è anche la ministra della Sanità, Christine Elliott, che lunedì e ieri ha sottolineato come la provincia sia impegnata in una corsa contro il tempo per allestire nuovi posti letto nelle terapie intensive degli ospedali dell’Ontario, visto il boom di ricoveri di pazienti Covid infettati con la nuova variante inglese.
Come è possibile che il governo si sia accorto solo in questo momento della situazione d’emergenza, quando nelle ultime tre settimane l’associazione che rappresenta i lavoratori ospedalieri, quella che tutela gli infermieri e numerosi virologi ed esperti hanno ribadito a più riprese la necessità di aumentare la capienza nelle terapie intensive e, allo stesso tempo, di attivare restrizioni per frena-re il contagio nelle comunità?
Stiamo parlando dello stesso governo che appena due settimane fa aveva messo in calendario l’allentamento di numerose misure di contenimento, come ad esempio la riapertura – programmata per il 12 aprile – di parrucchieri e barbieri a Toronto.
E che dire della vaccinazione? Fino a poche settimane fa la giustificazione per l’andamento a singhiozzo della campagna di immunizzazione era quella della mancanza di vaccini. In realtà ogni giorno in Ontario abbiamo un grosso quantitativo di dosi che non riusciamo a smaltire. Stando ai dati di ieri del covid19tracker.ca, l’Ontario fino a questo momento ha ricevuto 4.031.325 dosi dal governo federale, somministrandone 3.310.157 al ritmo di circa 95mila al giorno. In questo momento, circa 700mila dosi di vaccino giacciono inutilizzate nei frigoriferi degli ospedali e delle cliniche di immunizzazione di massa.
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