Il Commento

“Schiavi bianchi d’Europa”. Le vittime di Marcinelle

TORONTO – Erano gli anni Cinquanta, un decennio postbellico di emigrazione dall’Italia che assomigliava molto a un esodo di massa, soprattutto dal Sud. Le ragioni sono varie, ma seguivano il consueto schema di fattori “spinta-attrazione” come l’esplosione demografica, i cambiamenti economici, gli incentivi al ripristino della pace… e l’elenco potrebbe continuare.

Nel 1956, in condizioni che oggi farebbero guadagnare ai proprietari ed ai loro governi una condanna ai gradini più bassi dell’Inferno dantesco, 136 giovani italiani (tra i 262 sfortunati minatori) incontrarono il loro Creatore quando un’esplosione causò il crollo di una miniera di carbone su di loro.

Dopo gli Accordi di Pace seguiti all’Armistizio del 1945, diversi Paesi (tra cui anche il Canada) iniziarono a riaprire le porte a potenziali immigrati dall’Europa dilaniata dalla guerra. Lo fecero per necessità, per dare impulso ai numerosi progetti di ricostruzione finanziati dal Piano Marshall degli Stati Uniti ed allo stesso tempo capitalizzare la disponibilità di risorse naturali autoctone.

Gli italiani sembravano riversarsi nel Nord Europa (Belgio, Paesi Bassi e Germania), dove il Piano Marshall aveva inizialmente trovato una “infrastruttura” pronta per gli investimenti. Se esisteva un “biglietto per un pranzo gratis”, non includeva gli “immigrati”, soprattutto quelli italiani. I cartelli affissi in pubblico erano tutt’altro che accoglienti, se non addirittura volutamente denigratori, paragonandoli a certi animali.

Questo, nonostante l’accordo “carbone per i lavoratori” imposto/mediato dai belgi durante le trattative con un’Italia del dopoguerra indebolita. Gli italiani portarono con sé un’etica di instancabile dedizione agli obblighi contrattuali sul lavoro e un’incrollabile resilienza ai lavori più duri, così da poter provvedere a mogli, figli e famiglie. Lavoravano, producevano, si stabilivano e “rispettavano la legge”.

Il Belgio trasse profitto da quei lavoratori (e da altri, allora e in seguito), nonostante la discriminazione e le segnalazioni di condizioni di lavoro pericolose; tra il 1946 e il 1956 ci furono 740 vittime. La gente continuava ad arrivare… le condizioni non miglioravano. E poi…

“Condizioni migliori” emersero altrove – in Canada, ad esempio – dal 1949 in poi. La nostra famiglia si è riunita in Canada nel 1955. L’etica del lavoro era/è apprezzata ovunque e in ogni settore industriale. Quando all’epoca abbiamo letto di Marcinelle, il nostro cuore è sprofondato, così come quello delle famiglie dei minatori intrappolati che si erano radunate sul posto in trepidante attesa di notizie, soltanto per sentirsi dire: “Solo Cadaveri”.

La cerimonia commemorativa di venerdì 8 agosto potrebbe non essere di conforto per le famiglie dei sopravvissuti, ma segnala che i valori delle vittime trascendevano il momento e l’epoca. Dio li benedica tutti. Complimenti al Console Generale, Luca Zelioli, e al Comites per aver permesso a quella fiamma di ardere ancora.

Traduzione in Italiano (dall’originale in Inglese) a cura di Marzio Pelù

Qui sotto, una fotogallery e due video dell’evento a Woodbridge, venerdì 8 agosto (foto e video: Corriere Canadese)

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