Scattano i contro dazi canadesi nel settore auto
TORONTO – Prosegue il braccio di ferro tra il Canada e gli Stati Uniti sul fronte dazi. Nella giornata in cui Donald Trump decide di sospendere i dazi reciproci per 90 giorni, con la Cina che annuncia dazi dell’84 per cento sui prodotti americani e l’Unione europea che dà il via libera a tariffe ritorsive in tre diverse tranche nei confronti di Washington, il Canada come programmato in precedenza attiva contro dazi del 25 per cento sulle automobile importante dagli Stati Uniti che non rientrano nella regolamentazione prevista dagli accordi di libero scambio Cusma. Secondo quanto fatto sapere dal governo federale, si tratta di dazi doganali su un valore complessivo quantificato in 36 miliardi di dollari, che si vanno ad aggiungere a dazi del valore di 60 miliardi di dollari già imposti a marzo su una lunga lista di prodotti importati dagli Stati Uniti.
Tra l’altro la Casa Bianca non ha ancora chiarito se il Canada sarà soggetto a nuove tariffe reciproche del 10 per cento come gli altri Paesi soggetti alla pausa di 90 giorni.
Prosegue quindi l’escalation in questo braccio di ferro avviato da Donald Trump e che non riguarda solamente il Canada, ma buona parte del resto del mondo. Le nuove politiche protezionistiche dell’inquilino della Casa Bianca stanno di fatto riscrivendo gli equilibri commerciali mondiali, con l’esito che secondo gli esperti potrebbe essere catastrofico, con il rischio recessione dietro le porte.
Nei giorni scorsi si sono moltiplicati rapporti e prese di posizione di agenzie e istituti autorevoli che hanno lanciato l’allarme: se Trump non dovesse fare un passo indietro sulle sue strategie commerciali, sarà inevitabile una crisi economica globale, dove nessun Paese sarà risparmiato.
L’ultimo allarme in ordine di tempo è arrivato ieri dalla Gran Bretagna. Nel Financial Policy Committee della banca centrale britannica si sottolinea come “la stabilità finanziaria del Regno Unito è a rischiocon i dazi Usa introdotti dall’amministrazione di Donald Trump e con la crescente incertezza geopolitica”.
Ma non solo. Nel documento si ribadisce come “il contesto di rischio globale si sia deteriorato e l’incertezza si è intensificata”. E ancora: “I rischi globali sono particolarmente rilevanti per la stabilità” del Regno Unito a causa del suo “ampio settore finanziario”.
Timori, quelli che arrivano da Londra, che ovviamente condivisi anche qui in Canada. La nostra Banca Centrale ha dovuto dare un’accelerata alla sua politica di abbassamento dei tassi d’interesse proprio per gli scossoni provocati dalla guerra commerciale. Scossoni economici che potrebbero materializzarsi con il repentino aumento dell’inflazione e il calo dell’occupazione.
Tra i settori maggiormente a rischio troviamo quello automobilistico e della componentistica, che dà lavoro a centinaia di migliaia di persone: in caso di crisi, gli effetti maggiori saranno sentiti soprattutto qui in Ontario. Ma come hanno messo in luce gli analisti nei giorni scorsi, nel caso in cui lo scontro dovesse perdurare, non sarà risparmiato alcun comparto del settore produttivo del Canada, perché l’effetto domino caratterizzerà la nostro economia nella sua interezza.