Cultura

Sante Mio, alla scoperta
del dialetto ‘baniot’

TORONTO – Abrath, abbraccio, hug. Chiacherava, chiacchierava, was chatting. Grathie, grazie, thank you. Ciasa, casa, house.

Sono solo alcune delle parole contenute nel “Dizionario della parlata di Bannia per non dimenticare un dialetto ‘baniot’ ”di Sante Mio (nelle foto sopra: la copertina, l’autore e una veduta di Bannia). Un lavoro certosino, il suo, che si è protratto per dieci anni.

L’idea di mettere per iscritto delle parole ormai obsolete è nata durante alcuni incontri con amici e parenti: “Chiacchierando ci uscivano alcune parole “baniote” antichissime, non utilizzate da oltre 50 anni. Ricordare queste parole ed espressioni dialettali cadute in disuso ci divertiva e col tempo ci è venuta l’idea di mettere per iscritto queste vecchie parole baniote – ricorda Sante Mio, nato al mulino di Bannia di Fiume Veneto in provincia di Pordenone e giunto in Canada all’età di venti anni – siamo pensionati e così tra un caffè e un cappuccino o anche un buon bicchiere di vino abbiamo tirato fuori parole ormai dimenticate, parole che non si usano più da 50 o 60 anni”.

E così, una parola dopo l’altra, il Dizionario ha preso forma. “Un giorno, per scherzo mi sono messo a scriverle così quando ci incontravamo le leggevo e si rideva, ci divertivamo insomma – continua a ricordare Mio – all’inizio pensavo che si trattasse di un numero non eccessivo di parole, forse 1.000 o 2.000 ma mi pare che siamo arrivati a ben 60.000”.

È un dizionario peraltro unico nel suo genere, questo di Mio: 524 pagine, 7 capitoli: baniot italiano inglese, italiano baniot inglese, numeri scritti e in baniot, vecchi detti di Bannia, soprannomi e diminutivi di persone, immagini vecchie e nuove di persone, scorci del paese e manifestazioni, familiari e amici di Sante, notizie dalla stampa ed infine collaboratori e ringraziamento di Sante Mio.

Ma non sono custodite solo parole ormai in disuso nel Dizionario il cui intento è quello di non far dimenticare il dialetto baniot: le pagine del quarto capitolo “vecchi detti di Bannia, soprannomi e diminutivi di persone” sono dedicate proprio ai modi di dire rigorosamente baniot. “Chi va plan va san e va lontan. Chi va piano va sano e lontano. Chi chel duar nol ciapa pes. Chi dorme non piglia pesci. Ma va! Fame un plather, va. Ma dai, fammi un piacere, dai! Va via dhe chi, laseme in pàs! Vattene di qui, lasciami in pace”, sono solo alcune espressioni capaci di far nascere un sorriso anche sul viso di chi non conosce questo dialetto.

“Sono stati i miei nipoti a suggerirmi di scrivere per ogni termine anche la traduzione in inglese – aggiunge Sante Mio che dopo essere emigrato a Toronto si è specializzato in carpenteria ed ha creato una sua azienda che ha edificato case, ospedali, chiese e strutture di varie dimensioni – così è più facile anche per i giovani, per chi magari non conosce bene l’italiano, poter capire il significato di ogni parola”.

Di grande aiuto, spiega ancora Mio, è stato padre Vitaliano Papais che ha sostenuto pienamente questo progetto. “Sia personalmente che tramite suoi conoscenti che risiedono in Italia, padre Vitaliano Papais è stato davvero una forza trainante per poter giungere alla realizzazione di questo Dizionario – continua Mio – tutti sono stati eccezionali, mi hanno dato il loro input, hanno reperito tante foto, per lo più vecchie, di Bannia, è stato un lavoro d’equipe molto bello”.

Il Dizionario è andato in stampa lo scorso febbraio con il patrocinio di vari enti come il Comune di fiume Veneto, la Pro Loco Bannia e l’EFASCE Ente friulano assistenza sociale culturale emigranti – Pordenonesi nel Mondo.

Il Dizionario di Mio è stato accolto con curiosità ed interesse. In fondo scoprire parole sconosciute o ricordarne altre quasi dimenticate ha fatto piacere a coloro che da Bannia sono giunti in Canada tanti anni fa. “I baniot sono orgogliosi del loro patrimonio culturale e comprendono l’importanza di mantenere il proprio dialetto. Il cerimoniere della nostra festa parla Baniot, espressioni in Baniot vengono poste sui tavoli affinché tutti possano divertirsi. I vecchi amici si incontrano, i nostri anziani vengono festeggiati e le conversazioni in Baniot animano l’evento – ha detto Dennis Buligan, presidente del Club Sociale di Bannia – il Club è molto orgoglioso dei risultati raggiunti da Sante Mio”.

Il libro ha anche una funzione culturale in quanto contribuisce alla conservazione del dialetto, un dialetto che come si può facilmente immaginare, andrebbe perso. “Il dizionario è considerato un importante strumento educativo per aiutare i nostri giovani a capire da dove vengono i loro nonni e fare il collegamento con Bannia – afferma Buligan – consente loro di capire facilmente l’italiano e il Baniot aiutati dalla traduzione in inglese. Applaudiamo il duro lavoro di Sante e ringraziamo i suoi collaboratori. Sante ha realizzato il suo sogno di un dizionario Baniot. Siamo orgogliosi del suo prezioso contributo culturale e lo ringraziamo per aver mantenuto il Baniot in vita”.

Per acquistare il “Dizionario della parlata di Bannia per non dimenticare un dialetto ‘baniot’ telefonare a Sante Mio al 416- 247-9673.

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