Rischio recessione alle porte. In arrivo la nuova lista delle future grandi opere
TORONTO – La guerra commerciale con gli Stati Uniti potrebbe provocare una recessione in Canada. A lanciare l’allarme – che peraltro ripete quanto emerso già nei mesi scorsi – è un buon numero di autorevoli economisti interpellati da Bank of Canada per fare il punto sull’attuale congiuntura economica del nostro Paese, stretto dalla morsa dei dazi doganali imposti dal presidente americano Donald Trump e da un clima d’incertezza che aggredisce gli investimenti e azzoppa la crescita. La Banca Centrale ha pubblicato il suo sondaggio che misura le prospettive economiche degli intervistati ogni tre mesi.
In media, gli operatori di mercato hanno dichiarato di ritenere che ci sia circa il 35%, ovvero una possibilità su tre, che il Canada sia già in recessione o entri in una recessione tecnica entro i prossimi sei mesi. Tra i partecipanti all’indagine figuravano rappresentanti di banche, dealer, fondi pensione, assicurazioni e società di gestione patrimoniale e di ricerca.
L’indagine arriva poco dopo il taglio dei tassi di interesse alla fine di ottobre, mentre le tensioni commerciali alimentate dalle politiche tariffarie del presidente degli Stati Uniti Donald Trump continuano a indebolire l’economia canadese e il mercato del lavoro.
Una recessione tecnica è definita come due trimestri consecutivi di crescita negativa dell’economia, misurata dal Prodotto Interno Lordo (Pil).
Gli intervistati hanno dipinto una prospettiva cupa per il Pil nel sondaggio della Banca del Canada. Quasi il 90% ha affermato che l’economia canadese sta oscillando al di sotto del suo vero potenziale, con poco più del 10% che afferma che il Pil è esattamente dove dovrebbe essere.
Per Statistics Canada in agosto ha visto l’economia ha subito una contrazione dello 0,3%, ma il terzo trimestre (da luglio a settembre) è ancora sulla buona strada per una crescita modesta dello 0,4% complessivo. Il secondo trimestre ha visto un calo dell’1,6% a causa della guerra commerciale, mentre le aziende si sono adeguate agli shock causati dai dazi di Trump e dai dazi contrari del Canada, compresi i costi più elevati. Ciò significa che ci sono buone possibilità che l’economia canadese abbia evitato una recessione fino a settembre, ma il futuro rimane poco chiaro, soprattutto data l’incertezza della guerra commerciale. Alla domanda su quali siano i principali fattori che determineranno l’andamento dell’economia canadese, la maggior parte dei partecipanti al sondaggio ha citato l’evoluzione delle tensioni commerciali.
L’allentamento delle tensioni commerciali è stato citato dall’87% degli intervistati come l’obiettivo più importante per l’economia canadese e il 90% ha affermato che l’aumento delle tensioni commerciali è il rischio maggiore per l’economia. Altri rischi per l’economia includono il 63% degli intervistati che indica una spesa dei consumatori più debole, mentre il 40% ha affermato che un mercato immobiliare più debole è il più rischioso.
Nel frattempo il governo, alle prese dalla prossima settimana con la discussione e l’eventuale approvazione del Budget 2025, vuole spingere l’acceleratore anche sui quei grandi investimenti che dovrebbero dare fiato alla crescita e sostenere la ripresa economica. Il primo ministro Mark Carney ha confermato che domani presenterà il secondo round della lista delle Grandi Opere che saranno finanziate dall’esecutivo federale su espresso input dei governi provinciali.
Il Major Projects Office (MPO) – guidato dall’ex CEO e presidente del consiglio di amministrazione della Trans Mountain Corporation Dawn Farrell – è stato lanciato ad agosto per semplificare e accelerare l’approvazione normativa per i progetti raccomandati e aiutare a sviluppare ulteriormente i progetti in esame.
Il primo round di progetti è stato annunciato a metà settembre e comprende un progetto di espansione del gas naturale liquefatto (GNL), un progetto nucleare, un progetto di container terminal, una miniera di rame nel Saskatchewan e un’espansione della miniera nella Columbia Britannica.
Carney ha ribadito che l’elenco dei grandi progetti è una “lista vivente”, piuttosto che una “una tantum”: non si tratta di decisioni statiche, ma di scelte che potranno essere modificate in futuro. L’attesissimo primo bilancio di Carney come primo ministro, presentato la scorsa settimana, ha delineato i piani del governo federale per accelerare i nuovi progetti di costruzione della nazione, ma non ha incluso alcun nuovo finanziamento specifico per progetti oltre a quello che è stato accantonato per l’MPO.

