Il Commento

Rientro alla Camera: una fossa di serpenti

TORONTO – La Camera dei Comuni riprende oggi le sue funzioni, in mezzo a tumulti legati marginalmente agli interessi del Paese e a quelli dei suoi cittadini. Questa è un’esagerazione per i puristi e per coloro che equiparano gli interessi nazionali alle fortune di singole figure politiche o di partiti politici che le ospitano, anche se temporaneamente.

Non per essere banale, ma arriva un momento in cui il proprietario dice: “è ora di rinegoziare il contratto di locazione”. Costi quel che costi, a parte le tattiche di ritardo, stiamo entrando negli ultimi dodici mesi di quel contratto politico. Quelli al governo – l’NDP e i liberali – stanno leggendo segnali evidenziando che essi potrebbero non essere più inquilini accettabili. Lo stesso vale per le loro ideologie.

I sondaggi sfidano coloro che sarebbero favorevoli a un rinnovo del mandato: ci sono aspetti positivi, dicono, anche se i loro risultati sono contestati. L’NDP, ad esempio, ha inaspettatamente e pubblicamente stracciato l’accordo che in precedenza lo legava alle fortune e alle direzioni del governo liberale. Senza mezzi termini, il loro messaggio è stato, “non affonderemo con questa nave”. Tanto vale la lealtà.

È la natura dell’ambiente e dei tempi. Ci sono state indicazioni che l’intero sistema potrebbe aver bisogno di una revisione. I liberali, dal canto loro, hanno temporeggiato. Appena la settimana scorsa hanno deciso di nominare un responsabile della campagna elettorale per sostituire il presidente in carica [ora in pensione], andato via tre mesi fa senza tanta cerimonia.

Chi lo rimpiazza ha le sue qualifiche, forse anche impeccabili, ma i meno entusiasti hanno citato questi fatti: 1. È il capo dello staff del ministro delle Finanze, un(a) potenziale candidata alla leadership; 2. È stato capo dello staff della Premier Kathleen Wynne, gestendo le direzioni politiche e la [disastrosa] campagna che ha visto il quasi collasso del Partito Liberale dell’Ontario, e 3. È legato [professionalmente] all’attuale capo dello staff del Primo Ufficio del Ministro.

Nello stesso momento, casualmente, quattro ministri del governo hanno deciso di annunciare che non avrebbero cercato la rielezione. Uno di loro, il ministro Qualtrough, ha rilasciato un’intervista in cui ha citato le opinioni pubbliche avverse nei confronti del Primo Ministro come fattore motivante.

Almeno si è comportata in maniera educata in un ambiente in cui il discorso politico è passato da “colorato” a decisamente offensivo. Un editorialista politico, Tasha Kheirridin, ha definito il Primo Ministro “l’equivalente politico di uno scarafaggio” (https://nationalpost.com/opinion/tasha-kheiriddin-trudeaus-interference-allegations-a-dramatic-act-of-self-preservation).

Chris Selley, altro editorialista dello stesso giornale, citando le sue credenziali di chi lavora e vive in un collegio elettorale quasi sempre liberale, ha dichiarato – riassumo – che Trudeau evoca antipatia tra gli [ex] sostenitori: detto in italiano… è antipatico.

E, forse cercando di “cavar del sangue da una rapa”, l’ex segretario principale e factotum dei governi di Jean Chrétien di vent’anni fa, è intervenuto con il suo contributo al dibattito se “andarsene o restare?”.  Ha detto, riassumo, che Justin dovrebbe andarsene ora con la sua reputazione di “vincitore” intatta e pronta per essere utilizzata in un [inevitabile] referendum, data la rinascita del movimento per la sovranità in Quebec (https://nationalpost.com/opinion/justin-trudeaus-dangerous-desperation).

Con amici come questi Justin Trudeau può aspettarsi solo dei mesi difficili. In merito, potrebbe essergli utile considerare che, ora, di fatto è anche senza un deputato italocanadese nel Gabinetto. Sicuramente si tratta di un vuoto facilmente colmabile, dato che oltre 1,4 milioni di canadesi si sono autoidentificati come etnicamente italiani nel censimento del 2021. Ci sta pensando a questo serbatoio di voti?

In alto, Justin Trudeau alle celebrazioni del Vaisakhi nell’aprile del 2023: la foto è tratta dalla sua pagina Facebook

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