Il Commento

La controrivoluzione di Trump prende piede

TORONTO – Ora che la questione dei numeri si è conclusa, il significato della vittoria di Trump comincia a prendere piede. Persino il Newsnetwork della CNN, i suoi reporter in onda e la falange di suoi “esperti” sembrano rassegnati alle nuove realtà. Queste assomigliano alle “profezie che si autoavverano” diffuse dalle squadre allarmiste del vasto serbatoio della CNN di autodefiniti progressisti, sostenitori del movimento “chiunque tranne Trump”, prima delle elezioni.

Per non essere banale, sembra che il pubblico (a) si sia stancato dei messaggi progressisti, (b) abbia preferito i valori più tradizionali della società americana o (c) abbia pensato che l’alternativa allo status quo potesse valere il rischio. Il trumpismo ha ottenuto guadagni elettorali, o ha vinto direttamente, [in] tutti i segmenti demografici dell’elettorato, tranne uno: le donne bianche con istruzione universitaria e [in alcuni circoli socio-politici] ingiustamente definite di estrema destra per la loro intolleranza nei confronti di punti di vista divergenti dai propri. Vox Populi, Vox Dei.

Le prime reazioni si sono concentrate sulla pretenziosità umana secondo cui, in effetti, Dio potrebbe aver rifiutato di affermare la Sua infallibilità – essendo devozione ed errore concetti mutuamente esclusivi. Alcune, se non tutte, delle prime scelte di Trump per il governo sembrerebbero aver sofferto delle carenze che la “mortalità” infligge alla maggior parte di noi. Qualche scelta particolare potrebbe essere un vero e proprio reprobo.

“Le cose si sistemeranno”, come si suol dire, e noi in Canada, come altrove, non saremo consultati. Non abbiamo votato e non ne avevamo diritto. Tuttavia, sarebbe poco saggio non prepararci ai cambiamenti che ci verranno imposti se non riuscissimo ad anticipare il cambiamento di atteggiamento che sicuramente emergerà sotto Trump.

Andando al dunque, operiamo in un’economia continentale, il flusso del nostro commercio di beni materiali e prodotti è Nord-Sud. Secondo Statistics Canada, il valore del commercio come percentuale del nostro PIL si aggira intorno al 67% (circa 1,85 trilioni di dollari canadesi in esportazioni e importazioni combinate); tradizionalmente, circa l’80% con gli USA. Gli esponenti del nostro settore manifatturiero e del settore delle risorse primarie dovrebbero affilare le loro matite e rafforzare gli obiettivi e le difese del nostro marketing.

Idem per coloro che, per stessa ammissione del nostro governo federale, hanno “infangato” il nostro sistema di immigrazione e di rifugiati. Peggio ancora, se sono associati al settore finanziario (banche, assicurazioni, fondi pensionistici e studi legali e contabili che se ne occupano) Trump ha già segnalato disposizioni riguardanti i “cattivi attori”, tipo la recente multa inflitta alla Toronto Dominion Bank.

La nostra vulnerabilità ai capricci degli Stati Uniti – sotto Trump o chiunque altro – fa parte della realtà di un “nuovo approccio alla legge e allo stato di diritto” già visibile a chiunque. I tribunali eseguiranno gli ordini di Trump e, in un mondo anglosassone, le loro decisioni fungeranno anche da precedenti per i casi locali. La prima parte è garantita: per i prossimi quattro anni i tribunali federali avranno il suo imprimatur oppure il sistema si fermerà.

Resta da vedere, ma possiamo dimenticare qualsiasi autonomia significativa delle posizioni negli affari esteri, a meno che non rispettiamo il suo diktat secondo cui ogni membro della NATO deve corrispondere il 2% del PIL in spese militari annuali come condizione per l’adesione.

Avremo una nostra campagna elettorale per preparare una “piattaforma di risposta”. Bene o male, sarà realizzabile solo a piacimento di Donald Trump. È solo una supposizione, ma…

In alto, Justin Trudeau a Donald Trump in due immagini tratte da Twitter X

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