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Quando una seria proposta di pace rappresenta una grave minaccia per la guerra

TORONTO – Ucraina e Striscia di Gaza. Due conflitti che stanno dilaniando questo mondo post pandemia, due guerre che stanno mietendo migliaia di vittime, la maggior parte delle quali civili inermi, indifesi, con la comunità internazionale che non appare in grado di avviare un possibile percorso verso il negoziato. Di fronte al bagno di sangue quotidiano, abbiamo un Papa che decide di fare il Papa: chiede cioè la cessazione delle ostilità, lancia un appello affinché si rimetta in modo la macchina della diplomazia internazionale per arrivare allo stop dei combattimenti. Ma nel suo ragionamento, Bergoglio va anche oltre e spiega come, di fronte al tritacarne della guerra, che colpisce soprattutto donne e bambini, anche l’ipotesi di un’eventuale resa – “la bandiera bianca” – assume un suo valore.

“È più forte chi vede la situazione – dice Bergoglio – chi pensa al popolo, chi ha il coraggio della bandiera bianca, di negoziare. Oggi si può negoziare con l’aiuto delle potenze internazionali. La parola negoziare è coraggiosa. Quando vedi che sei sconfitto, che le cose non vanno, occorre avere il coraggio di negoziare. Hai vergogna, ma con quante morti finirà? Negoziare in tempo, cercare qualche paese che faccia da mediatore. Nella guerra in Ucraina, ce ne sono tanti. La Turchia, si è offerta. E altri. Non abbiate vergogna di negoziare prima che la cosa sia peggiore”.

Apriti cielo. Mentre in Medioriente le parole del Pontefice non vengono nemmeno prese in considerazione, sul conflitto ucraino si alza un coro di “no” contro quello che Papa Francesco definisce il “coraggio del negoziato”. “Il sostegno della Nato all’Ucraina – dice il segretario dell’Alleanza Atlantica Jens Stoltenberg – salva vite e deve continuare. Il presidente Vladimir Putin ha iniziato questa guerra e potrebbe mettervi fine oggi, ma l’Ucraina non ha questa opzione. Arrendersi non è pace. Dobbiamo continuare a rafforzare Kiev, per dimostrare a Putin che non otterrà quello che vuole”. Il presidente russo “non otterrà quello che vuole sul campo di battaglia. Deve sedersi e negoziare una soluzione per cui l’Ucraina venga riconosciuta come nazione sovrana e indipendente”.

Ancora più dure le parole di Volodymyr Zelensky. “La bandiera dell’Ucraina è gialla e blu, non bianca, e qui in Ucraina la chiesa è in prima linea accanto alle persone”. “Gli assassini e i torturatori russi non si spingono oltre in Europa solo perché sono arginati da uomini e donne ucraini che imbracciano le armi sotto la bandiera blu e gialla. In Ucraina una volta c’erano molti muri bianchi di case e chiese, che ora sono bruciati e distrutti dai bombardamenti russi. E questo dice in modo molto eloquente chi dovrebbe fermarsi affinché la guerra abbia fine”. “Dobbiamo proteggere completamente la vita, proteggerla nella nostra casa. E ringrazio tutti coloro che sostengono la nostra difesa, i difensori ucraini”, afferma ancora.

“Quando il male russo ha iniziato questa guerra, tutti gli ucraini si sono schierati a protezione. Cristiani, musulmani, ebrei: tutti. E ringrazio ogni cappellano ucraino che è nell’esercito, nelle Forze di Difesa. Lì, in prima linea. Proteggono la vita e l’umanità. Sostengono con la preghiera, con le parole e le azioni. Questo è ciò che è la chiesa: accanto alle persone. E non a 2500 chilometri di distanza: lì, da qualche parte, per svolgere una mediazione virtuale tra chi vuole vivere e chi vuole distruggerti”, dice indicando una distanza che corrisponde a quella tra Città del Vaticano e Kiev.

Eppure, in questa era offuscata da sangue e conflitti, invasioni e ritorsioni, le parole del Papa rappresentano una bussola morale con la quale si cerca di ritrovare la strada smarrita. Perché si basano su un principio che abbiamo perso per strada, quello del buon senso: e paradossalmente, a volte “una concreta proposta di pace rappresenta davvero una seria minaccia per la guerra”.

E diventa altrettanto paradossale che l’unico leader mondiale a fare da sponda a Bergoglio sia il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che ieri ha ribadito ancora una volta come Ankara sia disposta a mettere in piedi una trattativa ufficiale per la pace tra la Russia e l’Ucraina.

“Siamo pronti a organizzare una conferenza di pace che preveda la partecipazione della Russia. Siamo disposti a fare tutto il possibile per risolvere questa crisi e stabilire un negoziato solido che preveda anche la sicurezza per le navi che attraversano il Mar Nero”, ha detto Erdogan. Anche sul fronte mediorientale la strada per il negoziato si presenta in salita. La trattativa per il cessate il fuoco per ora non ha portato a risultati concreti.

Qui la chiave sarà l’atteggiamento degli Stati Uniti, che fino a questo momento hanno messo il veto a due risoluzioni dell’Onu per la tregua umanitaria. Negli ultimi giorni il linguaggio del presidente Joe Biden sembra cambiato, specialmente in riferimento alle vittime civili palestinesi e alla strategia del pugno duro di Bibi Netanyahu che per ora non ha portato né alla eliminazione di Hamas né alla liberazione degli ostaggi israeliani.

In alto, Papa Bergoglio (foto Vatican News)

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