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Pizzaballa: “La situazione di Gaza è catastrofica, ma c’è desiderio di rinascita”

GAZA (Palestina) – La devastazione di Gaza è impressa nelle parole pronunciate dal cardinale Pierbattista Pizzaballa durante l’incontro con i giornalisti il giorno dopo la sua visita nella Striscia, terminata domenica (qui il nostro articolo in proposito, con foto e video). Un viaggio – il primo del Patriarca Latino di Gerusalemme dall’entrata in vigore del “cessate il fuoco”: ma c’era già andato più volte nei mesi scorsi – fatto per portare vicinanza e consolazione ad una popolazione stremata da oltre due anni di guerra, e per testimoniare, attraverso la sua presenza, la solidarietà dell’intera Chiesa.

Il quadro che emerge – come riportato da tanti media, a partire da Vatican News – è desolante: l’80 per cento delle infrastrutture è stato distrutto, mentre ciò che resta in piedi è spesso pericolante o ormai inabitabile. Eppure, anche tra le macerie, alcune famiglie hanno trovato la forza di tornare nelle proprie case. Circa quattrocento persone continuano a vivere all’interno del complesso della parrocchia della Sacra Famiglia, guidata da padre Gabriel Romanelli; la maggioranza, invece, sopravvive in tende improvvisate. «Fa freddo – ha raccontato il cardinale – l’ho sentito sulla mia pelle. Pensate ai bambini». Proprio i bambini sono il volto più fragile e, allo stesso tempo, più luminoso di Gaza. Nonostante tutto, Pizzaballa dice di aver colto «un desiderio di tornare alla vita». Le strade sono segnate dal silenzio dei negozi chiusi e dalla paralisi economica, ma qua e là spuntano piccoli banchi allestiti sotto le tende, dove si vendono frutta e verdura: segni minimi, ma ostinati, di normalità.

«La fame più dura è alle spalle», ha spiegato il Patriarca, pur sottolineando che per molti il cibo resta un miraggio. Senza lavoro né reddito, la popolazione dipende quasi interamente dagli aiuti umanitari che, grazie all’impegno delle organizzazioni internazionali, stanno finalmente raggiungendo il territorio. L’economia è ferma, la situazione è «catastrofica», ammette Pizzaballa. E tuttavia, anche in questo scenario, affiora il desiderio di rialzarsi e di celebrare il Natale. Una festa che parla innanzitutto ai più piccoli, e che riporta l’attenzione sul loro futuro. «Mi ha colpito il numero di bambini per strada – ha detto – dovrebbero essere a scuola». Riportarli tra i banchi è una delle priorità del Patriarcato Latino. Il cardinale racconta l’entusiasmo dei bambini come una vera rivelazione: «Pieni di gioia, pieni di vita». In quella vitalità intravede una speranza capace di andare oltre le rovine: «Saranno loro a salvare le nostre comunità».

Resta però il peso delle domande senza risposta. Quando potrà iniziare la ricostruzione? «La guerra si è fermata, ma il conflitto no», osserva con amarezza. Le tensioni attraversano l’intera regione, dalla Striscia alla Cisgiordania, rendendo difficile persino pronunciare la parola “speranza”. Eppure, proprio nel tempo di Natale, insiste il Patriarca, è necessario farlo, perché la memoria della nascita di Cristo, avvenuta in un contesto altrettanto complesso, diventa un richiamo all’impegno.
«Dobbiamo restare Chiesa», conclude Pizzaballa, assicurando l’impegno a ridare stabilità a Gaza ed a farsi voce «di tutti i poveri e di quanti soffrono a causa della guerra».

E stasera, Vigilia di Natale, lo stesso Pizzaballa celebrerà la Messa di Mezzanotte a Betlemme dove è atteso anche il presidente palestinese Abu Mazen. Proprio lì, vicino alla Grotta della Natività, dove nacque Gesù: portatore di pace.

Nella foto sopra, il cardinale Pierbattista Pizzaballa (foto del Latin Patriarchate of Jerusalem – https://lpj.org/); qui sotto, il messaggio di Natale del cardinale


Messa per la Pace in tutto il mondo all’Ambasciata Italiana di Baghdad 

BAGHDAD – Una Messa per la Pace in tutto il mondo: è quella celebrata domenica dal Patriarca Cardinale Louis Raphael Sako nell’Ambasciata d’Italia a Baghdad (Iraq), assistito dal Vescovo Basilios Yaldo, alla presenza dell’Ambasciatore d’Italia Nicola Fontana (con tutto il personale della sede), dell’Ambasciatore di Spagna Aliza del Pulgar e di una rappresentanza cospicua di tutti i contingenti militari italiani in Iraq: Missione anti-Daesh (Oir), missione Nato in Iraq (Nmi) e advisory mission della Ue (Euam). Nella sua omelia, il Patriarca ha chiesto preghiere per la pace in tutto il mondo, in particolare nella regione del Medio Oriente, e “che questa festa sia una benedizione per tutti e un augurio di pace per l’anno 2026”, come riferisce il bollettino del Chaldean Patriarchate (www.chaldeanpatriarchate.com), dal quale sono tratte anche le foto qui sotto).

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