TORONTO – Prosegue il pressing sul governo provinciale per l’attivazione del passaporto vaccinale. Mentre l’esecutivo guidato da Doug Ford continua ad andare avanti per la sua strada, bocciando l’ipotesi, sia dalla comunità scientifica che dalla classe politica locale arrivano importanti prese di posizione a favore della creazione di un documento unico, rilasciato dal governo, che certifichi il percorso vaccinale e la conseguenze immunizzazione dei cittadini contro il Covid-19.
La situazione d’emergenza venutasi a creare per l’alto tasso di contagiosità della variante Delta ha spinto numerosi governi in tutto il mondo a prendere delle decisioni drastiche per cercare di contenere e limitare la catena del contagio. In Italia ieri il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legge che va in quella direzione, con l’ampliamento dell’utilizzo del Green pass anche per le sale al chiuso di ristoranti e bar, per i cinema, i musei, i teatri, gli stadi e i concerti. Il governo francese ha intrapreso un percorso simile, come l’Austria, la Grecia e altri Paesi.
Qui in Canada questo tipo di provvedimenti devono essere assunti dalle singole province. In Ontario il premier ha più volte dichiarato di non volere creare una società divisa tra vaccinati e non vaccinati. Ma il comitato tecnico scientifico provinciale, che dall’inizio della pandemia assiste il governo nella cabina di regia della gestione della pandemia, ha presentato un documento di 21 pagine nelle quali si ribadisce la necessità di creare un certificato che accerti l’avvenuta vaccinazione dei residenti. Questo – dicono gli esperti – permetterebbe di limitare le restrizioni e le chiusure nel caso in cui ci fosse una nuova impennata dei contagi: l’obiettivo è quindi quello di evitare un lockdown generalizzato, che colpisca indistintamente chi si è vaccinato e chi ha deciso di non farlo.
Il certificato vaccinale, sottolinea il comitato tecnico scientifico, potrebbe inoltre essere utilizzato in determinate strutture al chiuso, come palestre, ristoranti, alcuni luoghi di lavoro e negli eventi maggiormente a rischio, come nei concerti e negli appuntamenti sportivi.
L’idea è stata promossa a pieni voti da numerosi amministratori locali, che sono a contatto sul territorio con il tessuto produttivo della provincia e che recepiscono i timori e le paure delle associazioni di categoria che vedono lo spettro di un potenziale futuro nuovo lockdown.
John Tory ha appoggiato la posizione del comitato tecnico scientifico. “Ritengo – ha sottolineato il sindaco di Toronto – che dovremmo avere una discussione pratica che coinvolga il mondo imprenditoriale, le organizzazioni pubbliche, i sindacati e il settore sanitario”.
Ma è evidente che il tema sia estremamente delicato. Da un lato abbiamo la decisione di vaccinarsi o meno che è un diritto delle singole persone e che non può essere imposto, se non per particolari categorie.
Dall’altro però esiste il principio del supremo bene pubblico nel bel mezzo della più grave pandemia dell’ultimo secolo, che nel mondo ha già provocato oltre 4 milioni di vittime, quasi 27mila in Canada.
Quanto sta avvenendo in Inghilterra, con il contagio che impazza dopo l’eliminazione di quasi tutte le misure anti-Covid voluta dal primo ministro Boris Johnson, dovrebbe servire da monito. Anche con un alto tasso di vaccinazione nella popolazione, la variante Delta è in grado di mantenere un elevato tasso di trasmissione, soprattutto tra i non vaccinati. Il pass vaccinale potrebbe quindi essere uno strumento utile per limitare il danno prodotto da chi si oppone al vaccino.
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