Canada

Ottawa cerca di uscire dall’angolo. Champagne e Anand in Messico

TORONTO – Sperare nel meglio ma prepararsi al peggio. È questo il mantra che viene recitato quotidianamente nelle stanze del potere a Ottawa, in un’estate infuocata a causa della guerra dei dazi che minaccia di mettere in ginocchio l’economia canadese. E se da un lato, quindi, l’esecutivo liberale continua il suo pressing con l’amministrazione americana per risolvere il rompicapo delle tariffe doganali, dall’altro il governo federale si prepara al piano B, che corre lungo due parallele di uguale importanza.

La prima, fondamentale, è quella di assicurarsi l’ingresso o il rafforzamento in nuovi mercati per le merci canadesi, pesantemente penalizzate dalla sovrattassa del 35 per cento quando vengono esportate negli States. Sotto questa ottica va vista quindi la volontà di Ottawa di implementare le relazioni commerciali con l’Unione europea, così come la necessità di finalizzare nuovi accordi di libero scambio in Sud America, in Africa e soprattutto nel Sud Est asiatico.

La seconda, altrettanto importante, è quella di assicurarsi una sponda autorevole e solida con il Messico, che insieme a Canada e Stati Uniti ha dato vita all’accordo di libero scambio Cusma, nato sulle ceneri del vecchio accordo Nafta durante il primo mandato presidenziale di Donald Trump.

Ecco allora che diventa di grande importanza la visita di due giorni a Città del Messico, iniziata ieri, del ministro delle Finanze François-Philippe Champagne e del ministro degli Esteri Anita Anand. Un viaggio, quello dei due politici liberali, preparatorio della visita del primo ministro Mark Carney, che nei prossimi giorni si incontrerà con la presidente messicana Claudia Sheinbaum. Ottawa vuole continuare ad avere un rapporto privilegiato con la controparte messicana, come peraltro ha testimoniato il lungo incontro bilaterale tra lo stesso Carney e la Sheinbaum durante il Vertice G7 canadese in Alberta dello scorso giugno.

E in questa ottica il governo canadese vuole inserirsi nelle relazioni tra il Messico e gli Stati Uniti, anche alla luce del diverso trattamento subito dai due Paesi sul fronte dazi. Infatti mentre il Canada a partire dal primo agosto ha subito la pesante imposizione dei dazi al 35 per cento su tutti i prodotti non coperti dagli accordi di libero scambio Cusma, il Messico ha ottenuto una moratoria di 90 giorni durante i quali non vi saranno modifiche nella sovra tassazione alle frontiere: in questi tre mesi i due Paesi cercheranno un accordo per evitare il muro contro muro.

In questi ultimi mesi, tra l’altro, l’onda lunga della nuova stagione protezionistica avviata dall’inquilino della Casa Bianca ha provocato forti scossoni che hanno in qualche modo logorato anche le relazioni tra il nostro Paese e il Messico. Il premier dell’Ontario Doug Ford, ad esempio, ha più volte attaccato la presidenza messicana, chiedendo agli Usa di ridiscutere un trattato di libero scambio che comprendesse solo gli Stati Uniti e il Canada, accusando il Messico di rappresentare “una porta d’entrata” dei prodotti cinesi nell’intero mercato nordamericano. Un’accusa che ha provocato polemiche, accuse e veleni. Ora il governo federale vuole rilanciare le relazioni, sperando che non sia troppo tardi.

In alto: Mark Carney insieme ai ministri François-Philippe Champagne e Dominic LeBlanc

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