Ontario

Case di cura,
la leggerezza del governo

TORONTO – La scorsa settimana la Long Term Care Commission ha messo sotto torchio il Chief Medical Officer dell’Ontario dottor David Williams, la ministra della Salute Christine Elliott e quella del Long Term Care Merrilee Fullerton. Capire cosa non è andato per il verso giusto a livello decisionale nel governo della provincia è quanto la commissione indipendente si prefigge: nelle case di cura finora hanno perso la vita a causa del Covid-19 ben 3.743 anziani.

Le pecche del governo, nel corso delle testimonianze, non si sono fatte attendere. Incalzato da un avvocato della Commissione Williams ha ammesso che le case “non potevano evacuare pazienti sani in nessun luogo tranne che in un ospedale, all’inizio non sono state avvertite della diffusione asintomatica del virus e talvolta hanno ottenuto i risultati positivi dei test per posta”. E non solo.

L’ufficiale sanitario ha anche riconosciuto che “non c’era abbastanza personale sano disponibile per rimuovere interi gruppi di residenti dalle strutture duramente colpite dalla pandemia per evitare che venissero infettati”.

Il dottor Williams ha anche ammesso l’errore commesso nel non riconoscere – così come le sue controparti provinciali e federali – la possibilità della diffusione asintomatica dell’infezione fino al 9 aprile, quando ormai nelle case di cura erano scoppiati numerosi focolai.

Vari scienziati in Italia, Cina, Australia, Taiwan, Giappone e Islanda avevano avvertito della diffusione asintomatica nei bollettini e nelle riviste già all’inizio di marzo 2020, ma i funzionari canadesi facevano affidamento sulla guida dell’Organizzazione mondiale della sanità, che non ha riconosciuto questa eventualità fino ai mesi successivi.

Vivian Stamatopoulos, attivista nel settore dell’assistenza a lunga degenza e docente all’Ontario Technical University, ha affermato che questa iniziale esitazione ad accettare la possibilità di trasmissione senza sintomi violava il “principio di precauzione”, una politica di condotta cautelativa sviluppata dopo la crisi della SARS del 2003 in cui ai funzionari sanitari veniva consigliato di prendere le misure più complete possibili durante una pandemia o altre crisi di salute pubblica anche se la scienza non aveva ancora tutte le risposte.

Il pressing del co-consulente della Commissione John Callaghan ha portato a qualche parziale ammissione sulla leggerezza con la quale è stata affrontata la prima ondata di coronavirus: Williams ha detto di essere stato al corrente che nell’aprile del 2020 alcune LTC ricevevano i risultati dei test per posta ordinaria e di non aver mai sollevato il problema con il ministero del Long Term Care.

Unaltra difficoltà durante la prima ondata di Covid-19 è stata rappresentata dall’insufficienza di dispositivi di protezione individuale nelle LTC.

Il passaggio del governo dell’Ontario a un sistema di approvvigionamento centralizzato ha bloccato il rifornimento delle scorte di dispositivi di protezione individuale della provincia negli anni precedenti la pandemia di Covid-19. Il ministro della Sanità Christine Elliott ha dichiarato che il governo si aspettava che la sua scorta di DPI fosse rifornita e che all’epoca non era a conoscenza che il processo fosse stato frenato dal cambiamento.

Callaghan ha incalzato la ministra affermando che una precedente testimonianza indicava che solo il 10% di DPI era rimasto a quel punto, “la maggior parte del quale era destinato a trattare l’Ebola piuttosto che una malattia come il nuovo coronavirus”.

Prima che il Covid colpisse, l’Ontario non aveva un piano adeguato per rispondere alla pandemia ma la Elliott ha affermato di non averne mai parlato perché “c’era l’aspettativa che le scorte sarebbero state rifornite”. “La realtà è stata che molte case di cura a lunga degenza, quando è iniziata la crisi sanitaria, non avevano la quantità necessaria di DPI”, ha ribadito Callaghan. “La perdita di vite umane è stata tragica. Ed è qualcosa per cui penso che tutti nel governo si sentano in qualche modo responsabili”, ha risposto Elliott.

Intanto ieri è sceso da 111 a 101 il numero di LTC con focolai di Covid e per la seconda volta non ci sono stati decessi in queste strutture.

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