Ontario

Case di cura, dito puntato
contro Williams

TORONTO – È una relazione che punta il dito in varie direzioni quella che l’Ontario Long-Term Care Commission ha presentato al governo dell’Ontario.

Case di cura a lunga degenza dimenticate, un settore abbandonato a se stesso e una pandemia di Covid che ha messo, per così dire, il dito nella piaga: 322 pagine, 700 testimonianze, 85 raccomandazioni affinché quanto successo non si ripeta più.

“Dall’epidemia di SARS, che risale al 2003, la provincia non è riuscita a imparare nulla, sarebbe bene che questa volta prestasse attenzione ai consigli degli esperti”, ha scritto il team guidato dal giudice capo associato della Corte Superiore Frank Marrocco.

“Nonostante le numerose revisioni passate, le commissioni e le inchieste che raccomandavano miglioramenti, il settore era completamente impreparato per la pandemia – denuncia il rapporto consegnato al governo della provincia – molte delle sfide che per decenni si erano verificate nel settore dell’assistenza a lungo termine come sottofinanziamenti cronici, grave carenza di personale, infrastrutture obsolete e scarsa supervisione, hanno contribuito a conseguenze mortali per i cittadini più vulnerabili dell’Ontario durante la pandemia”.

Ma mentre le carenze di carattere strutturale ed organizzativo sono facilmente immaginabili, quel che invece sorprende e sconcerta è che, se fosse stata data la giusta gravità alla pandemia nelle sue prime fasi, non sarebbero morti finora 3.758 anziani.

La commissione è stata molto critica verso la lentezza del processo decisionale e la “mancanza di urgenza” che il governo del premier Doug Ford ha mostrato durante le prime settimane della pandemia: basti pensare che alla fine di marzo del 2020, quando i focolai del virus sono scoppiati nelle case, il governo doveva ancora formalizzare la sua risposta.

“Senza un piano definito il governo si è trovato a inventare la sua risposta di emergenza man mano che procedeva – si legge nel rapporto – come è risaputo, una pandemia è un momento inopportuno per creare un piano articolato, ben congegnato e completo”.

All’impreparazione di fondo, secondo la Commissione chiamata a indagare, si è aggiunta in particolare quella del chief medical officer of health dottor David Williams che è stato troppo lento nel prendere rapide e necessarie decisioni in base alle informazioni che man mano delineavano il grave quadro della situazione.

“È stato riluttante a riconoscere che stava avvenendo la diffusione nella comunità, che i pazienti asintomatici potevano diffondere il virus e che le mascherine sarebbero state utili quando si tratta di prevenzione”. Parole pesanti come un macigno che mettono in luce l’incapacità di ricoprire un ruolo di così grande importanza e responsabilità.

Williams, si legge nel rapporto, “ha emesso direttive solo dopo aver consultato il viceministro della salute e il Covid-19 Command Table”. “Il ritardo è stato mortale”, hanno scritto i commissari. L’ufficiale medico capo della provincia ed il governo non avrebbero dovuto, secondo i commissari, “ignorare ripetutamente gli avvertimenti di scienziati, medici, funzionari della sanità pubblica locale e persino del ministro del Long Term Care”.

Ma sebbene Williams, in qualità di ufficiale sanitario capo della salute sia il principale “colpevole” di una strage che si sarebbe potuto evitare o almeno mitigare, il rapporto non assolve neppure l’operato delle ministre Elliott e Fullerton: “Il ministero della Salute non ha fatto abbastanza per adempiere al suo obbligo legislativo di pianificare una pandemia, e il ministero del Long-Term Care non ha adottato misure sufficienti per preparare la comunità vulnerabile dell’assistenza a lunga degenza”.

Sebbene l’arrivo del Covid-19 sia stato inaspettato, la Commissione ritiene che era “prevedibile che qualora un virus mortale si sarebbe diffuso avrebbe avuto un impatto sproporzionato sul vulnerabile settore dell’assistenza a lunga degenza”.

Molte delle problematiche evidenziate dal rapporto non sono nuove, ma i governi precedenti non le hanno affrontate. Dal rapporto emerge che esperti e sostenitori dell’assistenza a lunga degenza hanno ripetutamente chiesto una revisione del settore anche prima che la pandemia colpisse. Molte case hanno infrastrutture obsolete e non all’altezza degli standard mentre la carenza di personale è stata un problema ancor prima della pandemia. La cattiva progettazione delle strutture e il sovraffollamento dei residenti hanno aumentato la malattia e la morte nelle case di cura – ha rilevato la LTC Commission – mentre una grave carenza di personale e una forza lavoro scarsamente addestrata nelle misure di controllo delle infezioni hanno aggravato la situazione. “Contenere un virus in una situazione del genere si rivela difficile”.

Sono state 85 le raccomandazioni formulate dalla commissione: tra queste la preparazione alle future pandemie e lo sviluppo di piani per affrontare focolai di malattie infettive. La provincia dovrebbe anche disporre di una scorta di dispositivi di protezione per affrontare epidemie. “Come avrebbe dovuto fare dopo l’epidemia di Sars nel 2003, la provincia deve ora accettare l’idea che ci sarà un’altra pandemia, non è una questione di se ma di quando”.

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