Canada

Obbligo vaccinale: tema scottante,
silenzio dalla classe politica

TORONTO – Ufficialmente non se ne parla. E questo perché il tema – di strettissima attualità – è scottante e complicato e di difficile soluzione: un mix di caratteristiche esplosive per la classe politica, che in questi giorni ha quindi preferito il silenzio, se non in qualche sparuto caso. Eppure, nonostante gli imbarazzati silenzi di chi ci governa e chi, all’opposizione, dovrebbe pungolare l’esecutivo sulle sue lacune e sulle sue mancanze, di obbligo vaccinale se ne parla eccome.

Ne discutono gli esperti, i virologi, i rappresentanti di categoria del settore sanitario e ospedaliero. Ne parlano anche i cittadini comuni, chi si è vaccinato e che vede nella resistenza di una parte minoritaria ma agguerrita della popolazione canadese una delle principali della crisi sanitaria che il Paese sta vivendo in questo momento.

La miccia era stata accesa la scorsa settimana dal ministro federale della Sanità Jean-Yves Duclos, che aveva invitato i leader delle Province e dei Territori ad avviare un dibattito sull’ipotesi di obbligo vaccinale. Una presa di posizione che era stata rafforzata dall’intervento di Katharine Smart, presidente della Canadian Medical Association, dove veniva ribadito il bisogno di iniziare a parlarne.

Ieri è arrivata puntuale la critica della Canadian Civil Liberties Association, che ha sottolineato come a suo dire l’eventuale imposizione del vaccino anti Covid a tutta la popolazione rappresenterebbe una violazione dei principi costituzionali e sarebbe quindi illegittima e illegale.

Al momento gli unici altri politici di rilievo che hanno affrontato la questione sono Jason Kenney e Scott Moe. I due premier conservatori dell’Alberta e del Saskatchewan hanno in sostanza bocciato la proposta del ministro federale della Sanità: pur incoraggiando la vaccinazione come strumento più efficace per contrastare il Covid-19 e la nuova variante Omicron, i due leader tory si sono opposti all’ipotesi di vaccinazione obbligatoria, sottolineando come quella di vaccinarsi debba essere una scelta personale che spetta a ogni singolo individuo.

A fornirci una fedele istantanea di come si stiano deteriorando i rapporti tra vaccinati e non vaccinati è quanto rilevato dal Quebec’s College of Physicians.
Il presidente dell’associazione della provincia francofona, Mauril Gaudreault, ha fatto il punto sulla gravità della situazione, con la variante Omicron che sta mettendo a repentaglio il funzionamento dell’intero sistema sanitario provinciale con parole che hanno ancora una volta gettato benzina sul fuoco.

“La popolazione vaccinata – ha scritto su una lettera pubblicata sul sito web dell’organizzazione – non può più soffrire in silenzio, mentre i non vaccinati occupano un letto su due in ospedale e la maggioranza dei letti in terapia intensiva. Serve, a suo avviso, una svolta nella tutela non solo dei pazienti Covid. ma anche di tutti coloro che non possono ricevere le cure necessarie – operazioni chirurgiche, terapie – in ospedale perché i reparti sono pieni di persone non vaccinate. Gaudreault non arriva a chiedere l’obbligo vaccinale, ma tutto il suo ragionamento porta verso quella direzione. Resta da capire se anche nel resto del Paese si sentirà l’esigenza di affrontare un tema così spinoso e divisivo.

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