Il Commento

Dobbiamo tutto ai nostri genitori

Pubblichiamo la traduzione in Italiano dell’articolo di Flavio Volpe uscito nell’edizione di mercoledì 3 gennaio del Toronto Star.

TORONTO – Non c’è onore che renda più umili dell’essere insignito dal proprio Paese.

Quando una voce dall’ufficio del Governatore Generale ha detto: “Ti chiamo per informarti che sei stato nominato Membro dell’Ordine del Canada”, mi sono bloccato. Mentre si fermava per permettermi di raccogliere i miei pensieri, la mia mente è andata immediatamente ai miei genitori. L’esperienza della mia famiglia rispecchia quella di così tanti immigrati in Canada. Genitori e nonni che sono partiti con il sogno di una vita migliore per le loro famiglie, con il duro lavoro e pronti ai sacrifici necessari per realizzarlo.

Ho pensato prima a mia madre, la compianta Mirella DePersis Volpe. È stata lei ed il suo spirito di comunità e leadership intenzionale che ho cercato di emulare in qualsiasi cosa abbia mai fatto. Arrivò qui nel 1963 da Veroli, Italia, come una ragazza forte e carismatica di 14 anni. Come ricordava spesso, il Canada era un paese freddo che parlava una lingua che lei non capiva. Dopo un breve periodo di nostalgia, si iscrisse alla Oakwood Collegiate e iniziò un viaggio che durò tutta la vita cercando di migliorare la sua comunità di St. Clair Avenue West, il “Corso Italia”. Per quanto io possa ricordare, era sempre in prima linea. Presidente della PTA, responsabile della campagna Neighbourhood Watch e mamma surrogata e sorella maggiore per tutti. Lasciò il suo lavoro dirigenziale presso una società di assicurazioni per accudire una famiglia di quattro figli, ma quando eravamo tutti in età da scuola, è tornata all’università all’età di 38 anni, laureandosi con lode mentre i suoi figli erano al liceo, così avvertendoci che in realtà era lei a dettare il passo in una famiglia che includeva un Deputato al Parlamento. Ci si aspettava che i suoi figli si prestassero al servizio altrui e per guidarlo e lei ci avrebbe insegnato in ogni modo possibile. Era tanto affettuosa quanto ferma, e qui il temperamento compassionevole è ricordato con affetto da tutti coloro che ha aiutato.

Mio padre, Joseph Volpe, arrivò qui nel 1955, all’età di appena sette anni, da un’incantevole comune collinare dell’Italia meridionale di nome Monteleone, “Monte dei Leoni”. La sua “famiglia di leoni”, molti dei quali veterani della guerra franco-prussiana, andava avanti e indietro dal Canada sin dal 1880.

Il mio bisnonno, Leonardo Liscio, si stabilì qui con sua moglie e sua figlia nel 1902, come tante famiglie di immigrati dell’epoca in “The Ward”. Durante il giorno tracciava i binari per la Toronto Transit Commission e di notte presso la fabbrica di General Electric. Quando sua moglie Carmelina morì per complicazioni dovute al parto al Victoria Children’s Hospital nel 1910, lui la seppellì al cimitero di Mount Hope, tornò in Italia per crescere i suoi [tre] figli con la famiglia; si risposò e poi ne ebbe altri quattro.

Cinque di quei ragazzi, inclusa mia nonna, tornarono a Toronto dopo la guerra (un altro era già ritornato prima) e allevarono una famiglia che lavorava sodo e operava nel vivace quartiere Kensington Market. Subito dopo la sua partenza, la casa di Leonardo era stata la prima casa espropriata per costruire il Toronto General Hospital nel 1911. Per noi, Leonardo è stato involontariamente il primo grande donatore di quella che è diventata un’istituzione canadese di fama mondiale.

Mio padre è stato il mio più grande insegnante, il mentore più devoto ed è sempre stato la prima persona che avrei chiamato. Figlio di due genitori che lavoravano, anche lui ha lavorato durante gli anni scolastici per aiutarli a portare il carico della famiglia. Da lui ho imparato la dignità del duro lavoro. Al telefono mi ha chiesto: “Stai piangendo? Questa è un’ottima notizia!” …stavo piangendo e perché era un’ottima notizia. Non c’è nessuno che mi avrebbe ispirato una cittadinanza attiva più di mio padre. In quel momento, sono stato sopraffatto da quanto meritasse di sentire quella notizia da me per primo. Per decenni mi è mancato moltissimo quando lavorava a Ottawa o viaggiava nelle capitali di tutto il mondo in rappresentanza del Canada.

Il motto dell’Ordine del Canada è: “Desiderano un paese migliore”. Sono davvero onorato di unirmi ad un elenco di così tante persone che ho ammirato nel corso della mia vita. La mia nomina però è una dedica ai miei genitori, l’influenza più forte nella mia vita. Se ho realizzato qualcosa degno di nota è perché quei due ragazzi italiani hanno deciso di amare il Canada e la famiglia che hanno costruito qui, insieme.

Flavio Volpe, C.M, è il presidente della Automotive Parts Manufacturers’ Association (APMA) ed è membro dell’Order of Canada

Nella foto in alto: Flavio Volpe con i suoi figli Isabella, Alessandro e Tazio

More Articles by the Same Author: