Il Commento

Negoziati sui dazi, lamentele e lamentosi da entrambe le parti

TORONTO –  Confesso di monitorare altri media e stampa, nordamericani e transatlantici. I miei obiettivi sono palesemente ovvi: (a) “tastare il polso” di ciò che è importante in diverse società socio-politiche, le cui iniziative potrebbero avere un impatto sui nostri lettori, e (b) cercare di capire come viene interpretata la “narrativa” che circonda tali iniziative. In genere, ignoro – a mio rischio e pericolo – le testate che hanno una storia di indiscussa prevedibilità. Qualsiasi informazione contenuta nelle loro trasmissioni è disponibile, seppur velata, altrove, anche se le loro “intuizioni distinte” potrebbero in qualche modo servire…

Power and Politics di martedì, condotto da Katie Simpson, su CBC e ritrasmesso su X, è stata una di queste occasioni. La signora Simpson ha intervistato l’ambasciatore americano, Peter Hoekstra, riguardo i dazi imposti sui prodotti canadesi destinati agli Stati Uniti.

Il nocciolo della sua linea di domande era che gli Stati Uniti sembrano trattare il Canada in modo ingiusto. Ha insistito nella speranza di ottenere una risposta gradita ai canadesi, cosa che la “delegazione canadese ufficiale” non è riuscita finora ad ottenere.

Le reazioni dell’ambasciatore Hoekstra sono passate da cortesi dinieghi di favoritismi a caute spiegazioni sui “fatti della vita”, fino ad un’incredulità quasi compiaciuta del fatto che i canadesi fossero così disinformati sia sulla sostanza delle discussioni che sulle dinamiche dei negoziati.

Ammettendo di non sapere quali potessero essere gli obiettivi generali dei team negoziali (“non ero presente”), ha suggerito che la miriade di considerazioni per il team sarebbero derivate “dall’energia nella stanza”. Ma ha aggiunto che i negoziatori statunitensi sono pienamente consapevoli di tutto ciò che il Canada e i canadesi dicono e fanno sull’argomento. Un commento quasi gratuito ha fatto riferimento alla campagna “gomiti alzati” (“elbows up“), lasciando inespressa una reazione che a Napoli sarebbe stata la seguente: “Se il melone è uscito bianco, con chi te la vuoi prendere?”.

Aveva chiaramente accettato l’intervista come parte di una controffensiva per parare il flusso di dati e percezioni diffuse dalla parte canadese. Hoekstra ha ricordato al pubblico che gli Stati Uniti stanno negoziando con tutte le Nazioni e che solo Canada e Cina hanno risposto con dazi di ritorsione. Dal mio punto di vista, sembrava rammaricato dall’idea che trattare il Messico (un partner del CUSMA) con più delicatezza di quanto Trump stesse trattando il Canada fosse totalmente ingiusto.

Riconoscendo che la politica e l’applicazione dei dazi e il loro impatto sono un argomento più complesso per la breve intervista (come lo è per questa rubrica), ha intrapreso un tentativo di semplificazione. Considerando tutte le esenzioni, il 90% delle esportazioni canadesi verso gli Stati Uniti è esente da dazi, ha affermato. La Simpson non aveva una controparte prontamente disponibile; ma non è questo il suo compito.

Ieri, il primo ministro Carney, rispondendo alle domande dei giornalisti sul ritmo dei negoziati, ha riconosciuto che l’85% dei prodotti che attraversano il confine non sono interessati da tariffe e che arriveremo alla firma quando sarà opportuno e nell’interesse del Canada.

Traduzione in Italiano (dall’originale in Inglese) a cura di Marzio Pelù

In alto: l’ambasciatore americano Peter Hoekstra e la giornalista Katie Simpson durante l’intervista (screenshot dal video su Twitter X – @Katie___Simpson, che potete rivedere qui sotto)

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