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Putin getta la maschera,
si spera nel negoziato

TORONTO – Vladimir Putin getta la maschera e presenta le condizioni per il cessate il fuoco: il riconoscimento dell’annessione russa della Crimea e lo stop all’ipotesi di ingresso dell’Ucraina nella Nato. Il presidente russo scopre le carte, quindi: e lo fa durante un colloquio telefonico con il presidente francese Emmanuel Macron e attraverso i suoi emissari che ieri hanno partecipato al primo round di negoziati con i rappresentanti ucraini. Ma è evidente che qualcosa nella strategia di Mosca sia andato storto e l’inquilino del Cremlino non possa ancora dettare condizioni da una posizione di forza.

L’invasione russa, dipinta da più parti alla vigilia delle operazioni come una sorta di scampagnata, si sta rivelando un’operazione completamente diversa. L’esercito regolare di Kiev non è affatto collassato, le truppe di Mosca sono penetrate nel territorio ucraino senza però ottenere il controllo delle principali città e la resistenza della popolazione – che si è armata per difendere il proprio Paese – sta fiaccando le operazioni volute dal presidente russo.

Il progressivo isolamento sul piano internazionale – solo la Cina e in parte l’India non si sono unite al coro globale di condanna per l’aggressione russa – alla lunga potrebbe fiaccare la determinazione dello stesso Putin, che regge il suo potere anche grazie alla ristretta cerchia di oligarchi che in questi giorni hanno subito pesantissimi danni economici e finanziari per via delle sanzioni approvate dall’Unione europea, dagli Stati Uniti, dal Canada, dalla Gran Bretagna e da molti altri Paesi.

Lo spiraglio di un possibile cessate il fuoco – che in questo momento rappresenta davvero l’obiettivo più importante – acquista quindi peso con il passare delle ore, mentre si allontana un’altra ipotesi, quella del bluff del Cremlino, che invece domenica era stato previsto da numerosi analisti, ovvero l’avvio di negoziati di facciata senza la reale intenzione a raggiungere obiettivi concreti per poter poi, parallelamente, andare avanti con le operazioni militari puntando a guadagnare più terreno possibile. Ma è proprio su questo punto che qualcosa si è inceppato nel meccanismo attivato da Mosca.

Parallelamente, purtroppo, iniziano ad arrivare le tragiche immagini delle vittime civili di Kharkiv, la seconda città dell’Ucraina che da 48 ore sta resistenza all’attacco delle truppe russe. Nonostante le rassicurazioni di Mosca – ribadite anche ieri da Putin durante il colloqui telefonico con Macron – sulla non volontà di attaccare aree residenziali della città, sui social media continuano a circolare immagini eloquenti che testimoniano come questo conflitto non stia risparmiando la popolazione civile: corpi straziati per le strade, edifici distrutti, missili rimasti inesplosi, devastazione nel cuore della città.

Di questa nuova tragica giornata di guerra resta quindi il sottile filo della speranza che si arrivi il prima possibile alla tregua. In serata le due delegazioni che hanno partecipato al negoziato hanno sottolineato come durante la trattativa sia “stato individuato un possibile terreno comune”. Gli emissari di Kiev e Mosca, inoltre, si rincontreranno nei prossimi giorni.

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