TORONTO – L’insediamento del “nuovo” Presidente americano è avvenuto il 20 gennaio, ma la tanto temuta imposizione di una tariffa del 25% sui beni e servizi canadesi non si è concretizzata. Ciò che Trump ha consegnato è stata una direttiva ai dipartimenti competenti del governo USA di fornire al suo ufficio un’analisi completa di atti, regolamenti e risultati delle iniziative che hanno un impatto sui programmi economici che interessano le relazioni Canada-USA. Entro il 1° aprile 2025.
Le sue “minacce” pre-insediamento non erano tutte fanfaronate. Sulla questione della Diversità, Equità e Inclusione (DEI), i suoi Ordini Esecutivi erano piuttosto inequivocabili: la DEI non esiste più; non ci sono più finanziamenti e il personale associato viene informato di un progetto in due fasi, (1) sospensione immediata con stipendio e (2) eventuale licenziamento. La “dinamica” si sta esaurendo man mano che le risorse vengono bloccate.
Per il commercio e le industrie correlate al commercio, tali misure potrebbero essere tanto improbabili quanto poco pratiche, nonostante il “malaugurio” di alcuni dei nostri politici federali alla disperata ricerca di un fantoccio che funga da distrazione da altre realtà politiche.
È tutta una questione di soldi. Il sito web ufficiale [americano] dell’International Trade Administration (ITA) (22/01/25) offre questo indizio: “Il Canada è tradizionalmente il principale mercato di esportazione degli Stati Uniti, rappresentando il 14,2% di tutte le esportazioni di beni dagli Stati Uniti nel 2022″.
L’ITA avverte inoltre che il commercio bilaterale ammonta a “2,5 miliardi di dollari USA in beni e servizi al giorno [… e] ha totalizzato 919,2 miliardi di dollari USA nel 2022 […] mentre lo stock di investimenti bilaterali è stato pari a 1.027 trilioni di dollari USA”. La traiettoria è in ascesa.
Infatti, “trentaquattro stati degli Stati Uniti classificano il Canada come il loro mercato di esportazione numero uno e il Canada funge da primo o secondo mercato di esportazione per 45 stati degli Stati Uniti. Nel 2022, le esportazioni statunitensi in Canada hanno superato le esportazioni totali degli Stati Uniti verso Danimarca, Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito messe insieme“.
L’essenza degli Stati Uniti non è altro che “fare commercio” (fare soldi). Il Canada è già in un’unione economica, un’economia continentale, con gli Stati Uniti e il Messico. Tale rapporto commerciale è valutato ad una somma quasi pari al livello del nostro PIL nominale.
Altre gemme che l’ITA presenta ai suoi lettori imprenditoriali puntano alla varietà e alla redditività dei prodotti in gioco. “Nel 2022, le esportazioni statunitensi di beni in Canada hanno totalizzato 357,3 miliardi di dollari”. Le principali categorie di esportazione in Canada includevano: veicoli (53,8 miliardi di dollari); reattori nucleari, caldaie, macchinari (49,7 miliardi di dollari); combustibili minerali, petrolio (35,3 miliardi di dollari); macchinari elettrici (28,3 miliardi di dollari USA); e materie plastiche e articoli in plastica (17,7 miliardi di dollari USA) – (vedere il sito internet trade.gov/ per un elenco più completo).
Per quanto riguarda gli investimenti (IDE), la relazione bilaterale è ancora più impressionante. Con 683,80 miliardi di dollari USA nel 2022, il Canada è stata la seconda fonte di IDE (investimento diretto estero) degli Stati Uniti. Lo stock di investimenti dagli Stati Uniti ammontava a 438,76 miliardi di dollari USA. Nel 2020, le affiliate statunitensi di aziende di proprietà canadese impiegavano 844.600 americani.
Se ai nostri presunti negoziatori verrà concesso di uscire dall’orlo del precipizio, potremmo vedere che la nostra posizione contrattuale è piuttosto forte.
Nella foto in alto, Donald Trump con i suoi “ordini esecutivi” alla Casa Bianca (da Twitter X – @WhiteHouse)
Traduzione in Italiano – dall’originale in Inglese – a cura di Marzio Pelù