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Mattarella: “L’orrore delle foibe colpisce le nostre coscienze”

ROMA – Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del Giorno del Ricordo – istituito per ricordare il massacro di tanti cittadini italiani gettati nelle foibe, avvenuto durante la Seconda Guerra Mondiale, tra Venezia Giulia, Quarnaro e Dalmazia – ha voluto ricordare il loro sacrificio.

“L’orrore delle foibe colpisce le nostre coscienze”, – ha detto Mattarella – “le sofferenze, i lutti, lo sradicamento, l’esodo a cui furono costrette decine di migliaia di famiglie nelle aree del confine orientale, dell’Istria, di Fiume, delle coste dalmate sono iscritti con segno indelebile nella storia della tragedia della Seconda Guerra Mondiale e delle sue conseguenze”.

Sono passati tanti anni, ma le ferite rimangono ancora aperte. “Nel Giorno del Ricordo – ha proseguito Mattarella – che la Repubblica ha voluto istituire, desidero anzitutto rinnovare ai familiari delle vittime, ai sopravvissuti, agli esuli e ai loro discendenti il senso forte della solidarietà e della fraternità di tutti gli italiani. I crimini contro l’umanità scatenati in quel conflitto non si esaurirono con la liberazione dal nazifascismo, ma proseguirono nella persecuzione e nelle violenze, perpetrate da un altro regime autoritario, quello comunista”.

Mattarella ha inoltre ricordato che “tanto sangue innocente bagnò quelle terre. Il dolore, che provocò e accompagnò l’esodo delle comunità italiane giuliano-dalmate e istriane, tardò ad essere fatto proprio dalla coscienza della Repubblica. Prezioso è stato il contributo delle associazioni degli esuli per riportare alla luce vicende storiche oscurate o dimenticate, e contribuire così a quella ricostruzione della memoria che resta condizione per affermare pienamente i valori di libertà, democrazia, pace”.

Il presidente della Repubblica ha quindi criticato apertamente sia i negazionisti, che i giustificazionisti: “le sofferenze patite – ha sottolineato il Capo dello Stato – non possono essere negate. Il futuro è affidato alla capacità di evitare che il dolore si trasformi in risentimento e questo in odio, tale da impedire alle nuove generazioni di ricostruire una convivenza fatta di rispetto reciproco e di collaborazione”.

Mattarella ha però voluto sottolineare anche i buoni rapporti che – dopo oltre 75 anni da quell’eccidio – intercorrono oggi tra Italia e Slovenia, sorta come Stato indipendente dalle ceneri della ex Jugoslavia nel 1991. Il Presidente ha difatti posto in evidenza il grande valore simbolico di avere scelto Gorizia e Nova Gorica congiuntamente come capitali della cultura europea 2025. Scelte che “dimostrano – dice il presidente – una volta di più come la integrazione di italiani, sloveni e croati nell’Unione Europea abbia aperto alle nostre nazioni orizzonti di solidarietà, amicizia, collaborazione e sviluppo. Il passato non si cancella. Ma è doveroso assicurare ai giovani di queste terre il diritto a un avvenire comune di pace e di prosperità”.

Sul piano storico, i massacri delle foibe sono stati degli eccidi ai danni di militari e civili italiani residenti nella Venezia Giulia, nel Quarnaro e nella Dalmazia, avvenuti durante la seconda guerra mondiale e nell’immediato secondo dopoguerra, da parte dei partigiani jugoslavi e dell’Ozna, un dipartimento militare degli allora servizi segreti jugoslavi.

Il nome deriva dai grandi inghiottitoi carsici – pozzi naturali anche molto profondi – che nella Venezia Giulia sono chiamati “foibe” e dove furono gettati le vittime, spesso ancora vive. Legati l’uno all’altro da lunghe corde, al primo veniva sparato un colpo d’arma da fuoco in testa, cosicché anche gli altri precipitavano nel vuoto – trascinati dal corpo del defunto – sfracellandosi sulle rocce e morendo spesso dopo lunga e terribile agonia. Altri, fucilati in gruppo, avrebbero subìto la stessa sorte.

Si stima che le vittime in Venezia Giulia, nel Quarnaro e nella Dalmazia siano state, tra le 3.000 e le 5.000 – comprese le salme recuperate e quelle stimate, relative a persone scomparse e mai più ritrovate – mentre alcune fonti storiografiche fanno salire questo numero sino a 11.000 morti.

Al massacro delle foibe seguì l’esodo giuliano dalmata, ovvero l’emigrazione forzata della maggioranza dei cittadini di etnia e di lingua italiana dalla Venezia Giulia, del Quarnaro e dalla Dalmazia, territori dell’allora Regno d’Italia, prima occupati dall’Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia guidato dal maresciallo Josip Broz Tito – che avrebbe poi governato la nazione sino alla sua morte, avvenuta nel 1980 – e successivamente annessi dalla Jugoslavia stessa.

Molti di quegli italiani esuli trovarono infine rifugio anche in Canada.

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