Piste ciclabili e traffico: il paradosso dell’Ontario
TORONTO – ’’Ma esattamente, cosa fanno?’’. Ho sentito per la prima volta questa espressione pronunciata dallo stimabile ex sindaco di North York e successivamente primo sindaco della città [amalgamata] di Toronto – Mel Lastman. Era “sorpreso” che l’allora ministro federale responsabile per gli anziani e l’edilizia abitativa si presentasse a Toronto per discutere gli obiettivi politici comuni tra i due organi legislativi, anche se si trattasse di un rapporto tipo topo ed elefante in termini di dimensioni, portata e risorse.
Ci spostiamo a venerdì 8 agosto 2025, Woodbridge, dove le persone si erano radunate per commemorare uno dei peggiori disastri minerari del mondo occidentale del XX secolo, Marcinelle, Belgio, 1956. Mentre venivano presentati alcuni notabili politici, un membro del pubblico ha chiesto – in modo provocatorio e interrogativo – di un membro del Parlamento. Cosa fanno? … al contrario dei consiglieri comunali, per esempio.
È una lezione per tutti (me compreso) che non tutti sono colpiti da quella che potremmo considerare l’importanza evidente della nostra “intrusione” nella vita quotidiana di tutti. Mentre la cittadinanza ha “un’impressione” dell’obbligo percepito di attaccarsi al tema del giorno per ragioni ideologiche, ad esempio l’importanza di esprimere disgusto per il comportamento di Trump nei confronti del Canada, l’importanza della protesta pubblica per il comportamento istituzionale verso la parte chiaramente più debole (si pensi a Gaza), le comunità aborigene e… I ciclisti sembrano vivere su un altro pianeta.
Aprono scenari consequenziali [spesso] non contemplati nemmeno dai “difensori professionali” che ci affretterebbero a un giudizio prima che il Creatore ci chiami via. Normalmente, si sarebbe avuto un corpus di leggi, una costituzione, con cui bilanciare il fanatismo. Chiamatela una mitigazione delle percezioni che potrebbe mettere in prospettiva i problemi passeggeri.
Ebbene, due recenti decisioni giudiziarie, una nella Columbia Britannica riguardante i diritti di proprietà delle comunità indigene – una questione seria, l’altra, in Ontario sul diritto costituzionale dei ciclisti alle “piste ciclabili”.
Il premier dell’Ontario, sempre pronto a balzare sulla preda politica, ha quasi promesso di appellarsi a una decisione discutibile della Corte Superiore dell’Ontario. La Corte ha affermato che la rimozione di [alcune] piste ciclabili ha violato i diritti costituzionali [della Carta dei Diritti] alla sicurezza delle persone in bicicletta quando occupano lo stesso terreno degli automobilisti o dei pedoni.
Le lesioni personali e la minaccia alla vita sono argomenti seri. I dati statistici canadesi suggeriscono un rapporto di 3:4 tra auto e persone, indipendentemente dall’età, ecc. (trenta milioni di macchine per quaranta milioni di persone).
La congestione dei trasporti può essere un fattore di sicurezza personale oltre che economico.
La responsabilità personale e una pianificazione diligente devono sicuramente essere altrettanto importanti, soprattutto in un ambiente settentrionale come il nostro paese.
Dal punto di vista della sicurezza, i funzionari eletti hanno l’obbligo implicito ed esplicito di mettere la sicurezza di tutti i cittadini al primo posto, mentre attuano politiche realistiche per migliorare i mezzi di sussistenza e la qualità della vita.
Sicuramente le scelte personali, anche se incoraggiate, non possono sostituire il bene comune di tutti.
La panacea per i problemi di Toronto, cioe’ aumentare sempre di più piste ciclabili, sta spingendo a una crescente opposizione. La città vanta più di 240 chilometri di piste ciclabili, molte delle quali in luoghi mai pensati per quel tipo di traffico.
Anche i pedoni non hanno diritto all’indifferenza di fronte al pericolo veicolare su strade destinate a un movimento fluido ed efficiente dal punto A al punto B.
Nelle immagini in alto e qui sotto: un gruppo di ciclisti sulla strada, con a fianco la pista ciclabile vuota (foto: Priscilla Pajdo)