TORONTO – Mio nonno materno, Leonardo Liscio, si stabilì definitivamente nel quartiere Annex di Toronto, nei primi anni del 1900. Aveva viaggiato avanti e indietro attraverso l’Atlantico alla fine del 1800 prima di rendere permanente la sua residenza e la sua cittadinanza canadese (“British Subject”).
I lettori, spero, perdoneranno la mia autoindulgenza quando elogio la sua resilienza ed il suo impegno per questo Paese. Non è sempre stato tutto rose e fiori, come si suol dire. “Conta le tue benedizioni e vai avanti”, diceva quando cercavo di commiserarlo nei momenti di triste riflessione. Un giorno, condividerò la sua storia con i lettori del Corriere Canadese. Ci sono molti tra noi con esperienze simili, se non più gratificanti. Non è questa un’espressione di falsa modestia. L’attuale frenesia per le [folli] discussioni tariffarie ha servito come minimo a stimolare noi canadesi ad apprezzare ciò che abbiamo ed a guardare più lontano per scelte più ampie. Oggigiorno la gente potrebbe non voler essere americana, ma “siamo ciò che mangiamo”.
Qualcuno potrebbe sapere che uno dei miei figli è tra le autorità più riconosciute nel settore manifatturiero/industriale e promuove gli interessi canadesi con competenza ed energia irrefrenabile. Un altro scrive due volte alla settimana sul contributo italiano [canadese] alla cultura attraverso il cinema con uno stile convincente. Il mio primogenito ha sostenuto il giornale con la sua pubblicità di prodotti che importa dall’Italia.
E ora, mia figlia, in collaborazione con cooperative alimentari e di ristorazione in Italia e all’estero, ha sviluppato una serie di articoli sull’industria agroalimentare – I love fruits and vegetables [italiane] – come alternativa per coloro che preferiscono un’alternativa alla dipendenza dall’acquisto prodotti americani.
Inizieremo domani. Buona lettura.