Canada

Leggi d’emergenza,
la polizia ancora nel mirino

TORONTO – Una manifestazione breve e senza conseguenze o una protesta lunga e pericolosa per Ottawa e i suoi residenti? Anche ieri i lavori della commissione d’inchiesta sull’attivazione delle leggi d’emergenza si sono focalizzati sulle prima risposta da parte delle autorità politiche e di sicurezza di fronte all’occupazione del centro di Ottawa da parte dei manifestanti del Freedom Convoy.

E anche ieri, come già era stato evidenziato nelle prime udienze della commissione pubblica, è emerso come la valutazione della durata della manifestazione da parte della polizia fu completamente sballata. Da questo, diventa abbastanza chiaro come la risposta delle autorità fu totalmente inadeguata.

A rafforzare questa tesi è stata ieri Diane Deans, consigliera comunale della Capitale nonché presidentessa del Police Board di Ottawa, secondo la quale il capo della polizia le aveva rivelato come a suo avviso la protesta sarebbe durata pochi giorni. Ma in questo caso emergono delle incongruenze che dovranno essere chiarite, anche perché da alcuni documenti depositate presso la commissione, lo stesso Chief Peter Sloy avvertiva del rischio di una protesta molto più lunga del previsto.

In un briefing di polizia datato 26 gennaio, infatti, il capo della Ottawa Police – che si sarebbe poi dimesso tre settimane dopo, quando la protesta si stava intensificando – disse che “il convoglio dei manifestanti sarebbe arrivato a Ottawa per il fine settimana e che la protesta sarebbe potuta continuare per alcune settimane”. Ma Deans – che ha deposto ieri sotto giuramento – ha dichiarato che in un incontro privato con lo stesso Sloy, venne rassicurata sul fatto che la protesta si sarebbe spenta velocemente: “Secondo il Chief – ha aggiunto ieri – i manifestanti sarebbero tutti tornati a casa entro lunedì”. Una tesi questa non corroborata dallo stesso Sloy da informazioni di intelligence o da elementi concreti.

Già nei giorni scorsi era emerso prepotente lo stato di impreparazione della polizia. Secondo quanto è stato presentato davanti alla commissione, l’allarme era stato sottovalutato dalle forze di sicurezza: tra i tanti segnali presi sotto gamba, la missiva del presidente dell’associazione albergatori della capitale, nella quale si sottolineava come molti manifestanti avessero prenotato o cercato di prenotare stanze di hotel per 30 giorni o più. Questo avrebbe dovuto far capire alle autorità quali fossero le reali intenzioni degli organizzatori della protesta, che in effetti occuparono la Capitale per circa un mese prima di essere sgomberati dopo l’attivazione – per la prima volta nella storia canadese – delle legislazioni d’emergenza che conferivano poteri speciali alla polizia e alle autorità giudiziarie.

Ma ieri è stata anche la giornata delle polemiche politiche. In particolare i conservatori federali hanno attaccato con forza Doug Ford, per il suo sostegno alle leggo d’emergenza ribadito lunedì durante una conferenza stampa congiunta con il primo ministro Justin Trudeau. “Si è trattato – ha dichiarato la deputato Karen Vecchio – di una presa di posizione discutibile: il premier dell’Ontario avrebbe potuto aspettare la conclusione dei lavori della commissione d’inchiesta pubblica per esprimere la sua opinione”.

Un sentimento, quello espresso dalla deputata tory, condiviso da buona parte dei parlamentari del suo partito. E non bisogna dimenticare che il nuovo leader conservatore Pierre Poilievre, durante l’occupazione del centro storico di Ottawa, ebbe un atteggiamento controverso criticato con forza dai leader degli altri partiti: Poilievre incontrò e si fece fotografare insieme ai leader della protesta, appoggiando alcune delle richieste fatte dai manifestanti sulla necessità di eliminare gli obblighi vaccinali per i camionisti che attraversavano i confini Canada-Usa.

Ora la polemica è destinata a continuare, alimentata anche dalle tensioni tra i conservatori provinciali dell’Ontario e quelli federali.

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