Canada

Leadership, si attendono le regole e i Big frenano

TORONTO – L’incertezza sulle regole della leadership liberale frena i big del partito sulla loro possibile candidatura. Ieri il consiglio nazionale del Partito Liberale si è riunito per discutere tempi e modalità della prossima corsa alla leadership, una gara del tutto speciale perché in palio non ci sarà solamente il timone della formazione politica grit, ma anche la carica di primo ministro, che diverrà automatica per il nuovo leader. E proprio la mancanza di una road map certa che indichi le responsabilità finanziarie, il numero minimo di firme, la lunghezza della leadership e via dicendo ha di fatto messo sul chi va là i principali papabili alla successione di Justin Trudeau.

Gli occhi, ovviamente, sono tutti puntati sull’ex ministro delle Finanze Chrystia Freeland e sull’ex governatore di Bank of Canada Mark Carney, considerati i due possibili front runner nel caso in cui rompessero gli indugi e si candidassero. Entrambi – e questo è certo – stanno portando avanti un lavoro sottotraccia con gli altri membri del caucus liberale per garantirsi i singoli endorsement, così come si stanno organizzando per la creazione del team che dovrà organizzare la campagna a livello nazionale. Ma fino a questo momento, nessuno dei due ha confermato la propria candidatura. C’è poi chi ci sta pensando ma tentenna, come il ministro degli Esteri Melanie Joly, che non più tardi di mercoledì, prima di raggiungere la riunione del caucus a Ottawa, ha ammesso di essere interessata ma di non aver preso una decisione definitiva.

E questo è anche facilmente comprensibile. Tra i vari nodi che dovranno essere sciolti dal consiglio nazionale del Partito Liberale, c’è anche quello della possibile incompatibilità tra carica di ministro e candidato alla leadership.

Il problema è stato spiegato da ministro delle Finanze Dominic LeBlanc, che ha rinunciato alla candidatura nonostante fosse interessato, giustificando il passo indietro con la necessità da parte del governo federale di impegnarsi al 100 per cento nella prossima difficile trattativa con gli Stati Uniti sui dazi doganali e sulla sicurezza delle frontiere condivise.

Per ora sono due i politici liberali che hanno annunciato la loro intenzione a candidarsi: il primo è stato Frank Baylis, ex deputato di Montreal in parlamento dal 2015 al 2019, ieri è stato il turno dell’mp di Calgary Chandra Arya.

Non si tratta di candidature di alto profilo, a dire il vero, visto che tra i papali in attesa di annuncio troviamo anche una lunga lista di ministri, da Francois Champagne ad Anita Anand, passando per Steven MacKinnon insieme a personalità politiche esterne, come l’ex premier della British Columbia Christy Clark.

In questo contesto iniziano ad arrivare i primi sondaggi per testare gli umori dell’elettorato di fronte alla corsa alla leadership. Stando all’indagine demoscopica della Ipsos pubblicata ieri, la candidata da battere in questo momento sarebbe Chrystia Freeland, con il 29 per cento delle preferenze, seguita da Mark Carney al 17 per cento e Melanie Joly al 15 per cento. Staccatissimi, tutti sotto il 10 per cento, gli altri potenziali candidati. Ma si parla di pure ipotesi, fino a quando non saranno annunciate le regole e le candidature certe.

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