TORONTO – Vacanze di Natale tribolate per Justin Trudeau. Con la fine della sessione parlamentare e la chiusura della House of Commons per la pausa invernale, il primo ministro pensava di aver tamponato in qualche modo la crisi scaturita della repentine dimissioni di Chrystia Freeland dal ministero delle Finanze, un’emergenza risolta in parte anche con un corposo rimpasto di governo. Ma Trudeau evidentemente non aveva fatto i conti con la volontà delle opposizioni di voltare pagina e arrivare il prima possibile alle elezioni anticipate. La svolta dell’impasse è arrivato con la presa di posizione, questa volta netta, del leader dell’Ndp Jagmeet Singh, i cui voti hanno garantito la sopravvivenza del governo liberale di minoranza per tutta la legislatura, fino all’ultimo voto di fiducia di metà dicembre.
Il leader neodemocratico, subito dopo la chiusura dei lavori parlamentari, ha annunciato di essere pronto a sfiduciare il governo alla prima occasione possibile. Ora la strada per arrivare alla caduta del governo è tracciata. Jonathan Williamson, deputato conservatore, ha annunciato che presenterà una richiesta di mozione il prossimo 7 gennaio, quando si riunirà la commissione Conti Pubblici della Camera.
Il documento verrà esaminato e poi messo al voto, prima di essere presentato alla seduta plenaria della Camera dei Comuni il prossimo 27 gennaio. Stando alla scaletta dei lavori parlamentari, la prima data buona per il voto di sfiducia al governo è il 30 gennaio. Ora, se le opposizioni compatte manterranno la loro promessa, a fine mese andremo incontro alla crisi di governo e all’inevitabile voto anticipato.
A questo punto, al primo ministro sono rimaste davvero poche opzioni: lo spazio di manovra è limitatissimo, tenendo anche conto che con il passare dei giorni aumenta la schiera di deputati liberali che chiedono a Trudeau più o meno velatamente di farsi da parte, presentare le dimissioni dalla leadership di partito e permettere ai liberali di dotarsi di un nuovo segretario. A questo punto, se davvero Trudeau decidesse di gettare la spugna, l’ipotesi più probabile è quello del ricorso allo strumento della “prorogation”, che permetterebbe al Partito Liberale di indire una corsa alla leadership per il cambio al timone. Tra i papabili ci sono ovviamente l’ex ministro delle Finanze Chrystia Freeland, l’ex governatore di Bank of Canada Mark Carney e l’attuale ministro delle Finanze Dominic LeBlanc. Nessuno fino a questo momento ha confermato il proprio interesse verso un’eventuale candidatura. Ma le probabili elezioni anticipate a livello federale produrrebbero un effetto a cascata anche a livello provinciale.
In Ontario il premier Doug Ford è pronto ad annunciare le elezioni con un anno di anticipo rispetto alla scadenza naturale della legislatura e il suo obiettivo è di andare alle urne prima della probabile vittoria dei conservatori di Pierre Poilievre a livello federale. Quello che accadrà a Ottawa nelle prossime settimane quindi avrà degli effetti pesantissimi anche a Queen’s Park.