Cultura

La star Timothee Chalamet ringrazia il cinema italiano

TORONTO – La 70ª edizione dei David di Donatello si è tenuta mercoledì scorso presso l’iconico Teatro 5 di Cinecittà. La serata è stata presentata dall’attrice Elena Sofia Ricci e dal musicista Michael Holbrook Penniman Jr., alias Mika. La Ricci stessa ha vinto il premio Donatello come Migliore Attrice Non Protagonista nel 1988 per il suo ruolo in Io e Mia Sorella di Carlo Verdone. Mika, la cui carriera musicale è iniziata con il suo inno pop del 2007 “Grace Kelly”, ha conquistato il pubblico italiano come primo mentore internazionale invitato a X-Factor Italia nel 2014.

L’amato duo non solo si è dimostrato all’altezza della cerimonia di classe, ma è stato probabilmente scelto per completare il cast della serata. Il regista veterano Pupi Avati, che ha contribuito a lanciare la carriera di Ricci nel 1984 con il suo film Impiegati, ha ricevuto il Premio alla Carriera. Mentre il leggendario cantante Riccardo Cocciante, che come Mika ha prodotto album francesi, ha onorato il palco con la sua voce potente e distintiva.

Inoltre Avati non ha perso l’occasione di trasformare il suo discorso di ringraziamento in un appello al governo italiano: “Il cinema italiano è in codice rosso, sta vivendo un momento terribile e finché non istituiremo un’agenzia o un ministero dedicato al cinema come in Francia, non lo salveremo”. Avati si riferisce alla riduzione degli investimenti governativi nel cinema e nella televisione e alle normative complicate, come il divieto di product placement.

Un altro premiato della serata è stato l’attore americano Timothée Chalamet, a cui è stato conferito il “David Special Award”, un riconoscimento speciale assegnato a figure di spicco del cinema italiano. Sebbene Chalamet non sia italiano, la sua carriera è iniziata in Italia sotto la guida di Luca Guadagnino, con Chiamami col tuo nome, candidato all’Oscar come Miglior Film. “Luca è probabilmente la persona più importante della mia carriera”, ha detto Chalamet. “Ho iniziato come un ventenne di New York che faticava a sfondare nell’industria cinematografica americana – ha detto Chalamet – La mia carriera è iniziata da un giorno all’altro grazie a Luca Guadagnino e all’opportunità che mi ha dato di recitare in un film italiano”. Chalamet ha ottenuto una nomination come Miglior Attore per il ruolo nel 2017, diventando il terzo candidato più giovane di sempre a ottenerlo, a soli 22 anni.

Come Avati, anche Chalamet ha usato il suo discorso per parlare di qualcosa che gli sta a cuore: il suo ardente tifo per la Roma. “Se non avessi inseguito il mio sogno di recitare, probabilmente avrei battuto il record di gol di Francesco Totti”, ha proclamato scherzosamente nell’iconico locale romano. “Non ho alcuna discendenza familiare che attraversi l’Italia. Non sono imparentato con nessuno qui, ma sento un profondo legame con la comunità cinematografica locale”, ha aggiunto.

La serata è stata particolarmente fruttuosa per i talenti femminili, con le donne che hanno dominato la premiazione. E non c’è stata vincitrice più grande di Maura Delpero, snobbata dall’Oscar, il cui Vermiglio ha vinto i premi per Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Produttore, Miglior Fotografia, Miglior Casting e Miglior Sceneggiatura. La Migliore Sceneggiatura Non Originale è andata anche a Valeria Golino, Francesca Marciano, Valia Santella, Luca Infascelli e Stefano Sardo per Art of Joy. Francesca Mannocchi ha vinto il premio per il Miglior Documentario per Lirica Ucraina.

Nelle foto: Timothée Chalamet sul palco (foto per gentile concessione di Rai 1) e lo stesso Timothée Chalamet con Kylie Jenner, per gentile concessione di Vittorio Zunino Celloto 

Massimo Volpe, autore di questo articolo, è un filmmaker e scrittore freelance di Toronto: scrive recensioni di film/contenuti italiani su Netflix

 

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