TORONTO – L’inaspettata batosta elettorale nel distretto di Toronto-St. Paul’s non fa cambiare idea a Justin Trudeau. Il leader liberale è intenzionato a rimanere in carica fino alla fine della legislatura, nonostante il malcontento strisciante che si può registrare nella base del partito e il disagio di una parte consistente del caucus.
Il primo ministro, pur non ammettendolo, sperava in una vittoria nel collegio orfano di Carolyn Bennett, una circoscrizione in mano ai liberali dal lontano 1993. In questo caso i sondaggi, che a livello nazionale continuano a dipingere uno scenario catastrofico per i liberali, a livello locale avevano previsto la vittoria in scioltezza della candidata grit Leslie Church. Ma da Toronto-St. Paul’s è arrivato l’ennesimo segnale di un elettorato che, dopo otto anni e mezzo di governo ininterrotto, è pronto a voltare pagina.
Nonostante questo, Trudeau ha ribadito di non avere alcuna intenzione di fare un passo indietro. Sarà lui a guidare il partito fino alle prossime elezioni federali, in programma nell’ottobre del 2025. E, almeno in apparenza, la classe dirigente liberale continua ad essere a fianco del suo leader.
Il vice primo ministro Chrystia Freeland – una delle papabili alla successione di Trudeau – commentando i risultati delle elezioni suppletive ha confermato la sua fiducia e quella del partito verso il proprio leader, nonostante l’inaspettata battuta d’arresto. E se in via del tutto anonima nel causus si discute di un eventuale cambio al timone, nessun parlamentare liberale ha chiesto ufficialmente a Trudeau di farsi da parte.
D’altro canto, anche per una questione di tempi, l’ipotesi di una sostituzione del leader appare sempre più remota. I sondaggi ormai da qualche mese registrano un divario di circa venti punti percentuali tra il Partito Conservatore di Pierre Poilievre e i liberali. È chiaro che chi punta alla successione di Trudeau non ha alcun interesse a farlo prima del voto, dove andrebbe incontro a una probabile sconfitta: meglio lasciare che sia l’elettorato canadese a sancire la fine del governo Trudeau, e ripartire dopo l’appuntamento alle urne del prossimo anno.
Al momento, peraltro, nessuno liberale di spessore ha manifestato la propria intenzione a raccogliere, anche in un lontano futuro, il testimone dall’attuale leader liberale. I nomi che circolano sono sempre gli stessi: quello della Freeland, appunto, insieme al ministro del Tesoro Anita Anand, all’ex ministro delle Finanze Bill Morneau e all’ex governatore della Banca Centrale canadese Mark Carney.