La classe politica va in vacanza, ma i problemi restano
TORONTO – Vacanze anticipate per la nostra classe politica federale. Con l’ultima sessione parlamentare conclusasi mercoledì, i deputati si sono ridati appuntamento alla House of Commons per il prossimo 17 settembre, quando riapriranno le porte di Parliament Hill dopo una lunghissima – tre mesi tondi tondi – pausa estiva. E se da un lato i nostri mp saranno impegnati a curare il proprio “piccolo orticello elettorale” con pantagruelici barbecue per allietare i loro elettori, i principali nodi emersi in questo scorcio di legislatura non sono stati sciolti e rimarranno sul tavolo.
Il primo problema, ovviamente, è quello delle interferenze straniere, con le ombre di possibile collusione di alcuni deputati e senatori con potenze straniere ostili. Sappiamo per certo, come documentato in modo certosino dai rapporti dell’ex governatore generale David Johnston e del giudice Marie-Josée Hogue, che durante le elezioni federali del 2019 e del 2021 potenze straniere hanno cercato di influenzare l’esito alle urne. In almeno un distretto della British Columbia, queste interferenze hanno avuto successo, determinando il risultato finale.
Non ne esce compromessa, tuttavia, la regolarità delle due competizioni elettorali – si legge nei rapporti – ma viene messa in luce la fragilità delle nostre istituzioni e dei meccanismi preposti alla difesa del processo elettorale democratico da ingerenze che arrivano da fuori confine.
Ma la vicenda ha assunto un aspetto ancora più preoccupante con la presentazione di un terzo rapporto, quello redatto dalla commissione parlamentare sulla Sicurezza Nazionale e l’Intelligence, nel quale è stato documentato come un drappello di mp e senatori abbia agito “più o meno volontariamente” di comune accordo con altri Stati, Cina e India per essere precisi. Questa rivelazione ha mandato in cortocircuito la nostra classe dirigente, perché qua non si tratta più di accusare l’avversario di incapacità o immobilismo politico, ma di alto tradimento. Il problema è che è saltato l’accordo sul pubblicare o meno la lista dei nomi dei presunti parlamentari collusi. I conservatori hanno chiesto all’esecutivo di rendere pubblica la lista, i liberali invece hanno fatto muro, mentre il leader dell’Ndp Jagmeet Singh e quello dei Verdi Elizabeth May hanno ottenuto l’accesso ai tutti i documenti, nomi compresi, senza rivelarli al pubblico.
Come uscire dall’angolo, quindi? Il governo ha trovato una soluzione che in parte accontenta tutti, cioè l’incarico alla stessa giudice Hogue di indagare sulle presunte collusioni, e di decidere quindi se pubblicare i nomi o meno. Di pari passo, la stessa polizia federale (Rcmp) ha avviato un’indagine.
Con i deputati in vacanza, rimangono senza soluzione anche molti altri problemi emersi negli ultimi mesi. L’inflazione, pur con le flessioni degli ultimi mesi, continua a rappresentare una minaccia, con il costo della vita che continua a correre e i prezzi dei beni alimentari ancora molto alti. Un’altra incognita è rappresentata dalla prossima decisione di Bank of Canada sui tassi d’interesse: tra le opzioni possibili, un nuovo taglio dello 0,25 per cento, ma nulla è certo. Incognite che peraltro si estendono alle incertezze del mercato immobiliare, che ora dovranno fare i conti con la riforma del capital gain (plusvalenze) voluta dal ministro delle Finanze Chrystia Freeland. Insomma, i politici vanno in vacanza, e a settembre si ritroveranno uno a uno tutti i problemi lasciati in sospeso.