Canada

Justin Trudeau revoca
l’Emergencies Act

TORONTO – “Dopo un’attenta riflessione, siamo pronti a confermare che la situazione non è più un’emergenza. Pertanto, il governo federale porrà fine all’uso dell’Emergencies Act”. Con queste parole, ieri, durante una conferenza stampa il primo ministro Trudeau ha revocato l’Emergencies Act invocato la scorsa settimana per porre fine ai blocchi del Freedom Convoy nel centro di Ottawa.

A seguito dell’annuncio di Trudeau, il premier dell’Ontario Doug Ford ha dichiarato la fine dello stato di emergenza nella provincia.

Al via intanto investigazioni e class action. La manifestazione del Freedom Convoy sembra finita ma il desiderio di inchiodare alle proprie responsabilità gli organizzatori e i partecipanti è grande. E proprio in questa ottica l’Ontario Provincial Police (OPP), dopo aver scoperto che alcuni dei suoi agenti potrebbero aver donato denaro ai manifestanti ad Ottawa e in altre parti della provincia, ha avviato un’indagine interna.

Il portavoce dell’OPP Bill Dickson ha confermato con una email inviata a CBC News che la forza è a conoscenza che un numero sconosciuto dei suoi membri “sembra aver fatto donazioni a favore della manifestazione di protesta illegale a Ottawa”. “La questione è stata portata all’attenzione dell’OPP Command e l’OPP Professional Standards Unit ha avviato un’indagine interna sulla condotta in merito alla questione”, ha affermato Dickson.

È stato grazie ad una imponente operazione che lo scorso fine settimana la polizia è riuscita a sgomberare i manifestanti dal centro di Ottawa: 191 sono stati gli arresti e 389 i capi di imputazione contro 103 persone.

Ed i nomi di migliaia di persone che hanno donato denaro attraverso il sito web di crowdfunding GiveSendGo per sostenere le proteste contro l’obbligo vaccinale e le misure di salute pubblica atte a frenare il dilagare del Covid-19, in seguito ad un attacco informatico sono divenuti pubblici. “L’OPP non può commentare o speculare sull’esito delle indagini in questo momento”, ha detto Dickson.

Tuttavia, il portavoce della polizia provinciale ha affermato che “l’OPP ritiene i suoi membri responsabili delle loro azioni sia mentre sono in servizio che fuori dal lavoro. “Hanno l’obbligo di dimostrare neutralità e rimanere imparziali – si legge nell’e-mail che porta la firma di Dickson – qualsiasi manifestazione o espressione di punti di vista e opinioni che possono essere interpretate come accettazione di attività illegali, è in diretta opposizione ai valori e al mandato dell’OPP”.

Ma sotto la lente d’ingrandimento non sono finiti solo gli agenti della forza dell’ordine provinciale. Anche la polizia di Toronto sta vagliando il comportamento di due suoi membri i cui nomi sono apparsi nel lungo elenco dei partecipanti alla raccolta fondi a favore del Freedom Convoy: “Poiché si tratta di dati ottenuti illegalmente, non speculiamo sulla loro validità – siamo a conoscenza dell’esistenza di più elenchi in circolazione che potrebbero essere alterati o manipolati”, ha dichiarato ieri la polizia di Toronto.

Nel frattempo Ottawa, dopo tre settimane, sta gradualmente tornando alla normalità mentre un nutrito gruppo di suoi cittadini ha deciso di intentare una class action per 300 milioni di dollari contro i manifestanti del Freedom Convoy. “Siamo stati torturati da rumori per giorni, siamo stati molestati, hanno suonato il clacson a tutto volume per le strade – ha detto Zexi Li, promotrice della causa – alla fin fine queste persone sono tutti adulti che hanno preso consapevolmente queste decisioni. Abbiamo dato loro ampie opportunità di andarsene ma hanno scelto di non farlo. Devono pagare le conseguenze”.

Alcuni partecipanti al convoglio sono stati arrestati ma Li ritiene che dovrebbero essere ritenuti responsabili non solo penalmente ma anche attraverso contenziosi civili. L’avvocato che rappresenta i residenti e i commercianti nella class action afferma di aver assunto investigatori privati ​​per identificare i singoli camionisti e di essere in possesso di elenchi delle targhe: i danni saranno richiesti ai donatori del convoglio, ai manifestanti, a un esperto di Bitcoin che ha aiutato i manifestanti, nonché agli organizzatori della protesta.

Li, che dice di aver ricevuto minacce e molestie online da quando è intervenuta pubblicamente contro i manifestanti, vorrebbe anche ci fosse un’inchiesta in quanto i politici e i dipartimenti di polizia “non facendo rispettare la legge hanno fallito”. “Non solo per le azioni del dipartimento di polizia, ma in aggiunta a ciò, per la mancanza di azione da parte dei governi municipale, provinciale e federale che si è protratta molto più a lungo di quanto avrebbe dovuto – ha affermato la giovane residente di Ottawa – la risposta di tutti i livelli è stata incredibilmente deludente, hanno deciso di fare i loro giochi politici e di non agire. Bene, tutti noi però abbiamo sofferto per questo”.

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