Canada

Interferenze straniere,
progressi bipartisan sull’ipotesi
di creare un’inchiesta pubblica

TORONTO – Dopo mesi di stallo, arriva la svolta inaspettata sul fronte della controversa vicenda delle interferenze straniere. Stando a quanto dichiarato dal Partito Conservatore e successivamente confermato anche dal governo federale, tutti i partiti presenti in parlamento avrebbero trovato una bozza d’accordo sull’ipotesi di creare un’inchiesta pubblica con il compito specifico di fare luce sulle interferenze di altre potenze straniere sul processo elettorale canadese. Per ora non c’è nulla di ufficiale, nulla che sia tangibile. Semplicemente i rappresentanti della maggioranza e dei partiti d’opposizione hanno ribadito la volontà di portare avanti un discorso bipartisan sulla questione, delineando quelli che dovrebbero essere gli scopi e le funzioni dell’inchiesta, affrontando per la prima volta anche lo spinoso tema della personalità che dovrebbe guidare la commissione.

Il portavoce del ministro degli Affari intergovernativi Dominic LeBlanc ha confermato che sulla vicenda sono stati fatti dei progressi rispetto al muro contro muro delle ultime settimane, anche se – ha poi aggiunto – i partiti si devono incontrare di nuovo per mettere a punto i dettagli, con un annuncio ufficiale in proposito che potrebbe arrivare addirittura questa settimana. In ogni caso, almeno per ora, nessuna delle parti in causa ha intenzione di forzare i tempi, per evitare che si corri il rischio di rimettere tutto in discussione buttando a mare quanto fatto in questi ultimi giorni.

Questo rinnovato clima di collaborazione interpartitica rappresenta una novità specialmente in questa controversa vicenda, che ha spaccato la nostra classe politica a Ottawa e che è stata la causa del clima infiammato a Parliament Hill negli ultimi mesi.

Non dobbiamo dimenticare, infatti, che il relatore speciale incaricato dal governo, David Johnston, aveva presentato il suo rapporto conclusivo sulle interferenze straniere, confermando come esistessero prove inconfutabili sul tentativo della Cina di influenzare il processo elettorale canadese nelle ultime due elezioni ma sconsigliando, allo stesso tempo, la creazione di una commissione d’inchiesta pubblica.

Una tesi questa sposata anche dal governo liberale, con le opposizioni che invece chiedevano di andare avanti sulla strada dell’inchiesta pubblica. Lo stesso Johnston, travolto dalle polemiche, ha poi deciso di dimettersi e rimettere i suo incarico, puntando il dito contro ’’il clima tossico’’ creato dalle polemiche politiche.

Ora i conservatori vogliono che l’inchiesta si concentri pesantemente sulla gestione da parte del governo del dossier sulle interferenze straniere, compreso ciò che sapeva della presunta ingerenza della Cina, quando lo sapeva e cosa ha fatto al riguardo.

L’Nnp invece vorrebbe che l’inchiesta fosse più ampia sulla questione delle interferenze straniere in generale e non limitata al solo governo cinese. La scorsa settimana Trudeau aveva sottolineato come liberali, Ndp e Bloc Québécois fossero d’accordo sulle linee guida, mentre i conservatori stavano bloccando il consenso. Una tesi questa rispedita al mittente. Piuttosto, aveva detto il capogruppo alla Camera Andrew Scheer – il suo partito stava lavorando “in buona fede e in modo collaborativo”, con un accordo era vicino. Sono stati i liberali, ha detto, che “hanno costantemente respinto le nostre proposte” e i liberali che non hanno risposto alle e-mail e alle telefonate dei conservatori che chiedevano un’altra discussione questa settimana. Incomprensioni che adesso sarebbe state superate.

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