ROMA – Sono stati ieri 1.896 i nuovi casi di Covid registrati in Italia, facendo così salire a 4.235.592 il numero di persone che hanno contratto il coronavirus dall’inizio della pandemia. I decessi nelle ultime 24 ore sono stati 102, per un totale di 126.690 vittime da febbraio 2020. Le persone guarite o dimesse sono complessivamente 3.927.176 e 8.519 quelle uscite ieri dall’incubo Covid. Gli attuali positivi risultano essere in tutto 181.726, pari a 6.727 in meno rispetto a lunedì. I tamponi totali, compresi i molecolari e gli antigenici – effettuati su tutto il territorio nazionale – sono stati 220.917, ovvero 136.350 in più rispetto a lunedì, mentre il tasso di positività è sceso allo 0,9%, per la prima volta sotto l’un per cento.
E sono nuovamente in calo anche le degenze, in area critica e non. I posti letto occupati nei reparti Covid ordinari sono stati 225 in meno rispetto a lunedì, per un totale di 4.685 ricoverati. I posti letto occupati in terapia intensiva sono diminuiti di 71 unità, portando il totale dei malati più gravi a 688, con 17 nuovi ingressi in rianimazione.
Nel frattempo, le dosi di vaccino somministrate nella Penisola sono state oltre 38,9 milioni. Gli italiani che hanno ricevuto la seconda dose sono più di 13,2 milioni, pari al 24,43% della popolazione oltre i 12 anni d’età.
E sulla campagna vaccinale è intervenuto anche Silvestro Scotti, segretario nazionale della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg) il quale ha detto: “Basta Open Day. Bisogna vaccinare negli studi dei medici di famiglia per puntare sulla qualità della vaccinazione, somministrata da un medico che conosce bene il paziente che ha di fronte, e non sulla quantità”.
Scotti si riferiva alla lettera di 24 medici vaccinatori che – dopo il caso della 18enne genovese colpita da trombosi cerebrale dopo aver ricevuto il vaccino AstraZeneca in un Open Day – si sono detti contrari a questa formula che consente la somministrazione sotto i 40 anni del vaccino anglosvedese.
“Gli Open Day – ha concluso Scotti – stanno sicuramente aumentando il numero dei vaccinati complessivi, ma bisognerebbe capire quanto aumentano anche i rischi dei soggetti con più patologie”.