Immigrazione

In un libro quella guerra
che ci separò

Proseguiamo la pubblicazione degli articoli dedicati all’immigrazione italiana in Canada, che prendono spunto dalla storia degli oggetti che gli emigrati hanno portato con sé nel viaggio dal Belpaese alla nuova terra. L’iniziativa rientra nel progetto “Narrarsi altrove, viaggio tra i cimeli e i luoghi dell’anima” della poetessa Anna Ciardullo Villapiana e della docente Stella Paola, con la collaborazione di Gabriel Niccoli, professore emerito dell’Università di Waterloo e membro del consiglio di amministrazione dell’Italian-Canadian Archives Project (ICAP), network nazionale sotto i cui auspici opera il suddetto studio poetico.

CAMBRIDGE –  Il padre di Lucia, Leonardo Santamaria, si trasferì in Canada nel 1951. Il suo viaggio sulla Saturnia ebbe inizio a Monte Sant’Angelo, in provincia di Foggia, il suo luogo natio. Uomo di grande fede, prima di partire si rivolse a Padre Pio nel 1949 per una preghiera, il quale gli suggerì di rimandare il viaggio per scongiurare pericoli imminenti. E così fece. La madre di Lucia, Beatrice De Luca, partì da Frosinone e approdò a Windsor all’età di dodici anni, nel 1948.

Leonardo e Beatrice si incontrarono alcuni anni dopo sul posto di lavoro e si sposarono. Lucia trascorse molto tempo con i suoi nonni.
L’oggetto di cui ci ha parlato è un libro (nella foto in alto), Terrore tedesco nell’Italia meridionale, atrocità e delitti nelle valli del Melfi e di Comìno, di Pietro Vassalli, edito dalla Pisani. Il libro apparteneva al nonno materno Iginio, nato nel 1907, che combatté nella Seconda Guerra Mondiale vivendone sulla pelle le atrocità.

Iginio si trasferì in Canada nel 1948, era appassionato di storia, letteratura e di arte, e quando si occupava di Lucia le parlava di Dante e di Giotto mentre la nonna cucinava. Quando Lucia legge il libro sembra sentire la voce narrante di suo nonno e pensa che se non fosse stato per la guerra e per la miseria che ha lasciato, la sua famiglia non si sarebbe trovata a vivere in Canada. Il libro è entrato in possesso di Lucia nel 1986, alla morte di suo nonno. Adesso lo conserva nella sua casa di Cambridge.

Lucia parla bene l’italiano, per un periodo di tempo lo ha insegnato ai bambini nelle scuole elementari. Ha inoltre insegnato la lingua dei segni ai sordomuti dopo aver conseguito una laurea in American Sign Language in Michigan.

L’Italia non riuscì a prendersi cura di tutti i suoi figli, alcuni perirono nelle fauci spalancate della guerra, altri sopravvissero accogliendo la fame e la miseria. Altri ancora vagarono orfani ed esiliati in terre straniere. Portarono con sé le loro cicatrici e la fede in un Dio onnipotente ed eterno che non li avrebbe lasciati a camminare da soli, al buio. Furono proprio i santi ad indicare la via. Così il santo di Pietrelcina, benevolo, suggerì a Leonardo il momento giusto per poter partire, lo stesso santo che amava pensare che “la preghiera era la migliore risurrezione” fece rinascere anche nonno Iginio, che vide Leonardo sposare sua figlia, e se stesso trascorrere gli anni in pace, lungi dal terrore della guerra.

E come il poeta di cui leggeva le pagine dell’Inferno, anche Iginio si sentì esiliato, anch’egli conobbe “come sa di sale lo pane altrui e com’è duro calle salire e scendere le altrui scale”.

Epperò anche Iginio metaforicamente risorse, vivendo la sua vita in prospettiva. Dalle pennellate di Giotto, scoprì la profondità nei percorsi e nei crocevia della sua stessa vita. Nelle pagine del libro portò con sé i colori grigi e neri del Picasso di Guernica. Come l’artista anch’egli portò nel cuore le ferite del terrore nazista. Portò con sé lo scompiglio della morte e della disperazione in tinte scure, con gli stessi toni e colori impressi sulla tela dalla mente dilaniata dell’artista.  Iginio, ferito dal terrore della guerra, racchiuse le sue paure in un libro che lesse a sua nipote in tarda età, con la speranza che la memoria della storia ci insegni a non commettere gli stessi errori. Anche Iginio, come don Tonino Bello, aveva un’ala di riserva, sapeva bene che “vivere non è trascinare la vita, non è strapparla, non è rosicchiarla, vivere è abbandonarsi all’ebbrezza del vento, vivere è assaporare l’avventura della libertà, vivere è stendere l’ala, l’unica ala con la fiducia di chi sa di avere nel volo un grande partner come Dio”. E come ebbe a dire il drammaturgo tedesco Bertolt Brecht, “Generale, l’uomo fa di tutto. Può volare e può uccidere. Ma ha un difetto: può pensare”. E Iginio, fortunatamente, questo difetto dell’umanità lo aveva ereditato.

Anna Ciardullo Villapiana

Ed ecco la poesia di Anna Ciardullo Villapiana, ispirata dalla storia di Lucia e della sua famiglia.

E dopo la guerra
portai addosso il terrore
e scappai
racchiudendone gli orrori tra le pagine di un vecchio libro
che sfogliai e rilessi
nei giorni in cui sentivo le mie pagine macchiarsi
dall’inchiostro di un tempo triste e di un tempo felice.
Somigliava tanto a quell’inferno di Dante
la guerra.
La mia vita in una terra straniera
invece somigliava ad un dipinto di Giotto, in prospettiva.
Esiliato  posavo le stesse parole
sulle labbra innocenti di mia nipote,
Guardando nei suoi occhi finalmente
vidi specchiarsi
il sogno americano
ripeteva le stesse parole
la stessa arte, la stessa poesia
ma non il terrore
quello l’ho seppellito.

Anna, Stella e Gabriel: tre prof alla ricerca delle radici italiane

TORONTO – Le professoresse Anna Ciardullo Villapiana e Stella Gualtieri Paola stanno lavorando con entusiasmo e passione al progetto fra storia, cultura e poesia che si propone di raccontare, in modo nuovo, le tante vicende che hanno avuto come protagonisti, spesso silenziosi e sconosciuti, i tantissimi connazionali arrivati in Canada dal Belpaese.

Vicende che le due insegnanti conoscono bene, essendo entrambe di origine italiana e residenti in Canada.

Stella, la cui famiglia proviene da Figline Vegliaturo, in provincia di Cosenza, Calabria, è nata in Sault Ste. Marie, Ontario, e vive con suo marito a Waterloo. Insegna alla Resurrection Catholic Secondary School e per lei l’insegnamento è molto più che lavoro. È una vocazione profonda. Si impegna tantissimo ad aiutare gli studenti a scoprire se stessi attraverso qualsiasi curriculum – religione o lingue. Nella scoperta della sua Italianità, Stella si è dedicata allo studio della diaspora proprio come la sua collega e poetessa Anna Ciardullo Villapiana.

Anna, nata a Cosenza dove ha vissuto per circa trent’anni, nel 2003 si è trasferita in Canada dove, sposata, con due figli, ha iniziato la carriera di insegnante di Italiano e di interprete e dove ha potuto coltivare una passione che la accompagna fin dall’adolescenza: quella per la poesia. Qui, infatti, Villapiana ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie “Percorsi Interiori” nel 2007, seguita nel 2015 da “Frammenti di Luce” e nel 2018 da “Al di là del mare, Dialoghi DiVersi”. Stimata socia dell’AICW (Association of Italian Canadian Writers) ha partecipato a molte iniziative e svariate conferenze per la conservazione della lingua e tradizione italiane nella realtà canadese notoriamente multiculturale. È inoltre co-chair della Waterloo Chapter Committee dell’Italian Canadian Archives Project (ICAP), una rete di beneficenza fondata per connettere e coinvolgere comunità, gruppi locali, individui, esperti e istituzioni pertinenti-come archive e musei- in tutto il Canada al fine di preservare e rendere accessibile il patrimonio italocanadese.

E proprio questo suo percorso nell’Italianità l’ha portata a elaborare, insieme a Stella, con la collaborazione del professor Gabriel Niccoli dell’Università di Waterloo e membro del consiglio di amministrazione dell’ICAP, il progetto in questione che, come si era detto in precedenza, trova adesso spazio nelle pagine del Corriere Canadese: ogni settimana, dunque, il nostro giornale racconta storie di immigrazione dall’Italia, partendo da un oggetto caro a chi è partito, per scelta o necessità, spesso lasciando “pezzi” di cuore nel Belpaese ma a volte portandosene qualcuno con sé.

Da queste storie, Villapiana si è lasciata ispirare per comporre poesie, sia in Italiano che in Inglese, intense ed emozionanti, che pubblicheremo insieme ai racconti degli emigrati.

Qui sotto, il trailer del progetto, realizzato con poesie di Anna Ciardullo Villapiana, letture di Gianluca Lalli e Stella Paola e musiche di Francesco DeGregori, Gianluca Lalli e Juneyt.

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