Proseguiamo la pubblicazione degli articoli dedicati all’immigrazione italiana in Canada, che prendono spunto dalla storia degli oggetti che gli emigrati hanno portato con sé nel viaggio dal Belpaese alla nuova terra. L’iniziativa rientra nel progetto “Narrarsi altrove, viaggio tra i cimeli e i luoghi dell’anima” della poetessa Anna Ciardullo Villapiana e docente Stella Paola con la collaborazione di Gabriel Niccoli, professore emerito dell’Università di Waterloo.
WATERLOO – Maria ci ha raccontato la storia di suo padre, Antonio Cantalini, pastore, originario di Navelli, e dei suoi scarponi che hanno percorso chilometri di strade e di sentieri in compagnia del suo gregge, dalle colline abruzzesi alle grandi metropoli canadesi, tingendosi di stucco, bagnandosi di ghiaccio e raccogliendo schegge di metallo sotto le suole, come ricordi.
I gesti lenti e ripetitivi di Antonio, come quelli dei pastori abruzzesi dannunziani, sembrano evocare una pace antica, un legame alla terra natia, legame tipico di coloro che “…han bevuto profondamente ai fonti alpestri, che sapor d’acqua natía rimanga ne’ cuori esuli a conforto, che lungo illuda la lor sete in via.”
Rimane dunque il sapore dell’acqua natia a confortare un cuore esule. Pace che Antonio ha perduto anni dopo, lungo il viaggio oltreoceano, quando il lavoro gli ha causato il mesotelioma, dovuto all’esposizione all’amianto che divenne causa principale della sua morte. Così la transumanza del gregge è diventata per il nostro pastore Antonio un trasumanar un po’ meno dantesco e più pasoliniano, un trascendere dalla condizione umana non tanto per diventare divino quanto per adattarsi alla “pioggia che cade sul fango” per poter vivere “Sotto le stelle del Messico a trapanar”, come canta De Gregori ed indossare, come scarponi, la sua condizione di emigrante, di chi lavora in terra straniera con tutte le sue difficoltà di lingua, di adattamento, ma anche con tutti i suoi trionfi. Felice, infine, di aver garantito cibo, dimora, istruzione e un futuro migliore ai propri figli e di aver collaborato in associazioni culturali e parrocchie, cantando nel coro, e vivendo secondo la massima benedettina dell’ora et labora, che, come ha osservato il professor Niccoli, gli ha consentito di portare lontano quella sua umile verga.
Antonio in Italia si era dedicato a lavorare la terra e a pascolare il gregge, era riuscito ad andare a scuola fino alla quinta elementare. All’età di 26 anni, nel 1951 emigrò in Canada da solo, lasciando la sua ragazza e tutta la sua famiglia.
Nel 1954 aveva guadagnato finalmente i soldi necessari per pagare il viaggio alla sua fidanzata Rosetta che sposò dopo appena due settimane dal suo arrivo in Canada e vissero entrambi a Sarnia. Antonio fece diversi lavori, dalla muratura alla distribuzione di prodotti alimentari, alla fonderia. Nel tempo libero si dedicava al giardinaggio, era nota la sua abilità nel potare gli alberi, saliva sui rami con quei vecchi scarponi che lo accompagnavano mentre amorevolmente coltivava il suo lembo di terra nel mondo nuovo.
Ora gli scarponi li conserva Maria, sua figlia, nella sua casa di Waterloo, assieme ai suoi attrezzi di lavoro in ricordo di suo padre e del suo mondo fatto di sacrificio e preghiera.
Anna Ciardullo Villapiana
Ecco la poesia di Anna Ciardullo Villapiana ispirata dalla storia di Antonio Cantalini raccontata dalla figlia Maria. Sotto la poesia, il video poetico.
I miei scarponi
battevano il tempo su strade polverose
calpestando fango e spine, asfalto e vento
camminavano con l’uomo e il gregge
salivano su alberi ramosi
e su scale ripide.
Scendevano colline,
fino ad inzupparsi al mare
e sulla prua di quella nave, al porto,
si fermarono per un istante a salutare
sentirono freddo dopo l’ormeggio
l’ancora penetrava le acque di un grigio mare
il fango disseccato divenne ghiaccio sotto le suole
e schegge di metallo.
I passi guidavano mani a raccattare attrezzi
utili a lavori nuovi
si macchiavano di stucco bianco
si riempivano di neve.
Seguivano l’eco dei passi gli occhi
per vedere i luoghi del presente convivere sotto le suole dei ricordi.
Anna, Stella e Gabriel: tre prof alla ricerca delle radici italiane
TORONTO – Le professoresse Anna Ciardullo Villapiana e Stella Gualtieri Paola stanno lavorando con entusiasmo e passione al progetto fra storia, cultura e poesia che si propone di raccontare, in modo nuovo, le tante vicende che hanno avuto come protagonisti, spesso silenziosi e sconosciuti, i tantissimi connazionali arrivati in Canada dal Belpaese.
Vicende che le due insegnanti conoscono bene, essendo entrambe di origine italiana e residenti in Canada.
Stella, la cui famiglia proviene da Figline Vegliaturo, in provincia di Cosenza, Calabria, è nata in Sault Ste. Marie, Ontario, e vive con suo marito a Waterloo. Insegna alla Resurrection Catholic Secondary School e per lei l’insegnamento è molto più che lavoro. È una vocazione profonda. Si impegna tantissimo ad aiutare gli studenti a scoprire se stessi attraverso qualsiasi curriculum – religione o lingue. Nella scoperta della sua Italianità, Stella si è dedicata allo studio della diaspora proprio come la sua collega e poetessa Anna Ciardullo Villapiana.
Anna, nata a Cosenza dove ha vissuto per circa trent’anni, nel 2003 si è trasferita in Canada dove, sposata, con due figli, ha iniziato la carriera di insegnante di Italiano e di interprete e dove ha potuto coltivare una passione che la accompagna fin dall’adolescenza: quella per la poesia. Qui, infatti, Villapiana ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie “Percorsi Interiori” nel 2007, seguita nel 2015 da “Frammenti di Luce” e nel 2018 da “Al di là del mare, Dialoghi DiVersi”. Socia di AICW (Association of Italian Canadian Writers) ha partecipato a molte iniziative per la conservazione della lingua e tradizione italiana nella realtà canadese notoriamente multiculturale ed è co-chair della commissione ICAP (Italian Canadian Archives Project) che opera nel territorio di Kitchener (dove Anna vive), Waterloo e Cambridge.
E proprio questo suo percorso nell’Italianità l’ha portata a elaborare, insieme a Stella ed al professor Gabriel Niccoli, professore emerito all’Università di Waterloo, il progetto in questione che, come avevamo annunciato una settimana fa, trova adesso spazio nelle pagine del Corriere Canadese: ogni settimana, dunque, il nostro giornale potrà raccontare storie di immigrazione dall’Italia, partendo da un oggetto caro a chi è partito, per scelta o necessità, spesso lasciando “pezzi” di cuore nel Belpaese ma a volte portandosene qualcuno con sé.
Da queste storie, Villapiana si è lasciata ispirare per comporre poesie, sia in Italiano che in Inglese, intense ed emozionanti, che pubblicheremo insieme ai racconti degli emigrati.
Qui sotto, il trailer del progetto, realizzato con poesie di Anna Ciardullo Villapiana, letture di Gianluca Lalli e Stella Paola e musiche di Francesco DeGregori, Gianluca Lalli e Juneyt.