TORONTO – Non esiste descrizione più adatta per racchiudere l’udienza della Corte Federale sulla questione della proroga, meglio della domanda: perché siamo qui (in Corte) e non lì (in Parlamento)? Il futuro ex primo ministro – ex perché si è dimesso con effetto in una data specifica futura, non immediatamente – ha provocato una questione costituzionale che coinvolge 1. lo stato di diritto, 2. il controllo del primo ministro e dell’esecutivo e 3. l’erosione del ruolo e dei poteri del Parlamento. Questo, secondo i ricorrenti in tribunale, è nel fascicolo n.: T-60-25.
In poche parole, il primo ministro ha chiesto al governatore generale (GG) di sospendere il funzionamento della Camera dei Comuni e, per estensione, del Parlamento in modo che [lui], il primo ministro, potesse ripristinare un Parlamento che non funzionava a sua soddisfazione da diversi mesi. Il GG ha acconsentito. Quindi il primo ministro ha annunciato le sue dimissioni dalla carica di leader del suo partito (liberale), con effetto quindici giorni dopo l’elezione del nuovo leader alla carica.
Finora questi sono i fatti. I ricorrenti leggono in essi altre questioni che negli scambi con il Presidente della Corte Suprema Federale hanno suggerito la necessità di chiarire: i limiti di ciò che l’Esecutivo può fare e ciò che la Costituzione prevede come [“limiti”] la portata del potere esecutivo (Consiglio dei Ministri).
Manca ancora un giorno e mezzo di udienze prima che le argomentazioni siano chiuse, ma negli scambi tra il presidente della Corte Suprema e l’avvocato dei ricorrenti sono stati sollevati diversi punti che alcuni dei nostri lettori potrebbero trovare nuovi o interessanti. Innanzitutto, in alcuni ambienti il diritto di accesso al Parlamento da parte di un cittadino può significare semplicemente il diritto di voto. Due, potrebbero non esserci limiti [in Canada] alla natura dei consigli che il primo ministro dà al GG; perché sono pochi, se non inesistenti, i precedenti sui quali i Tribunali si sono pronunciati.
A titolo di inciso significativo, la questione della richiesta di Stephen Harper di proroga alla vigilia del ritorno in Parlamento dopo la sconfitta alle elezioni del 2008 non è stata ancora sollevata: la distinzione tra scioglimento (che conferisce al popolo il diritto di decidere/approvare/disapprovare) e proroga, che si limita a sospendere il diritto dei rappresentanti del popolo di votare in Parlamento fino ad una data successiva.
Sembrerebbe che il punto sottolineato dai ricorrenti sia che, mentre il primo ministro ed il suo partito sono impegnati ad affrontare i loro interessi di parte, per quanto legittimi possano essere, il Paese è privo di qualsiasi leadership per affrontare le minacce e le sfide nazionali e internazionali. Forse in questi casi, il GG dovrebbe considerare il consiglio di qualsiasi primo ministro come ostile agli interessi della Corona e del Paese, si sostiene, e il GG dovrebbe rispondere con lo scioglimento del Parlamento, e non con una proroga [sospensione] della Camera.
Qualcuno farà presto notare che l’assembramento dei premier provinciali in attesa di essere introdotti alla Casa Bianca per essere “ascoltati” dallo staff del presidente non rende questa “squadra” il negoziatore costituzionale/vincolante per il Canada.
Promette di essere un’udienza informativa e avvincente.
Traduzione in Italiano – dall’originale in Inglese – a cura di Marzio Pelù