Cultura

Il Nobel per la letteratura
è irreperibile in Italia

TORONTO – Mentre si festeggia l’assegnazione a Giorgio Parisi del premio Nobel per la fisica, l’Italia è presa in contropiede dalla scelta dell’Accademia svedese per quanto riguarda la letteratura: a sorpresa, infatti, il Premio è stato assegnato al romanziere tanzaniano Abdulrazak Gurnah (nella foto). La notizia è stata accolta con qualche perplessità; in tanti, anche nell’industria culturale, si sono domandati come Don Abbondio: Abdulrazak Gurnah, chi era costui? Nato a Zanzibar, a diciotto anni Gurnah emigra nel Regno Unito; di madrelingua shawili, per le sue opere sceglie di esprimersi in inglese. Oltre alla produzione letteraria, è anche professore di letteratura inglese e postcoloniale; i suoi romanzi sono di ispirazione autobiografica, esplorando temi quali l’emigrazione e l’identità.

Si tratta solo della quinta volta nell’intera storia del Nobel che a essere premiato è un autore africano. La motivazione recita: “per la sua intransigente e compassionevole penetrazione degli effetti del colonialismo e del destino del rifugiato nel divario tra culture e continenti”. L’assegnazione, com’era da aspettarsi, ha fatto discutere: molti l’hanno vista come una scelta marcatamente ‘politica’, dal momento che si tratta di uno scrittore non particolarmente conosciuto (almeno al confronto con altri autori per i quali da anni si pronostica il Nobel, come lo statunitense Cormac McCarthy o la canadese Margaret Atwood). A queste obiezioni si può prontamente rispondere che la ‘mission’ del premio Nobel è sempre stata dichiaratamente sociale, non solo letteraria, e che si tratta di inviti a scoprire opere meritevoli che altrimenti rischierebbero di passare inosservate nel mercato librario (mentre nomi come quello della Atwood non hanno certo bisogno di ulteriori spinte).

Ma proprio qui, come si suol dire, casca l’asino, almeno in Italia. Un italiano che volesse leggere l’ultimo premio Nobel, infatti, si troverebbe di fronte a un’impresa inaspettatamente ardua. Dei romanzi di Gurnah solo tre sono stati tradotti in italiano: “Sulla riva del mare” (2002), “Il disertore” (2006) e, forse il più celebre, “Paradiso” (2007). Tutti e tre sono editi presso Garzanti, ma da anni sono ormai fuori catalogo. Quel che è peggio è che oramai Garzanti non detiene neanche più i diritti; per cui, almeno finché qualcuno non si fa avanti per riacquistarli, una ristampa è fuori discussione. Quanto alle poche copie disponibili sul mercato dell’usato, ovviamente, sono andate a ruba negli ultimi giorni. Insomma, a meno di non ritrovarsi per caso un vecchio libro di Gurnah per casa, o di rintracciarlo in una biblioteca, non resta che fidarsi del giudizio dell’Accademia svedese: verificare di persona il valore dell’autore è di fatto impossibile.

Un caso simile si era verificato l’anno scorso, quando il Nobel per la letteratura era andato alla poetessa statunitense Louise Glück: al momento dell’assegnazione, in Italia si trovava solo un suo libro, pubblicato da un piccolo editore napoletano, la Libreria Dante & Descartes, che non era in condizione di far fronte all’improvvisa esplosione della domanda (ma in seguito il Saggiatore ha iniziato a ripubblicare su larga scala l’opera della poetessa).

Al di là dei legittimi dubbi che ciascuno può sollevare sui meccanismi di valutazione dell’Accademia svedese, è chiaro che il circuito librario italiano ha un problema serio, se per due anni di seguito ci troviamo con un premio Nobel sostanzialmente irreperibile in Italia. E la colpa non è neanche degli editori, dal momento che in entrambi i casi gli autori in questione erano stati pubblicati per tempo. Forse qualcosa si è inceppato nella promozione dei libri, facendo sì che questi autori passassero inosservati (e qui il dolo ricadrebbe sulle agenzie stampa e sui giornalisti); oppure, più semplicemente, è il pubblico italiano a non essere sensibile a certe novità. Speriamo vada meglio col prossimo Nobel.

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