Canada

Il “New Deal” per Toronto
mette all’angolo Justin Trudeau

TORONTO – Il nuovo New Deal per la Città di Toronto rappresenta un nuovo significativo grattacapo per Justin Trudeau. Il primo ministro, in picchiata nei sondaggi – l’ultimo in ordine di tempo, quello di Abacus Data, dà un margine di vantaggio per il Partito Conservatore di 15 punti percentuali – alle prese con un tracollo negli indici di popolarità e bersaglio principale del malcontento generalizzato che serpeggia nell’elettorato canadese, deve ora fare i conti con questo nuovo asse Doug Ford-Olivia Chow che potrebbe creargli ulteriori problemi in questa fase di grande difficoltà.

Andando ad analizzare i passaggi chiave dell’accordo siglato dal premier dell’Ontario e dal sindaco di Toronto – un piano che in sostanza permette al Comune di bypassare spese previste per 1,2 miliardi di dollari nel prossimo triennio – si scopre come buona parte degli stanziamenti promessi dall’esecutivo provinciale sono blindati a doppia mandata da un necessario sforzo finanziario del governo federale: detto in altri modi, se ai finanziamenti promessi da Ford non dovessero corrispondere stanziamenti della stessa portata da parte del primo ministro, l’accordo su Toronto salterebbe. E sulle spalle di Trudeau, ovviamente, ricadrebbe la responsabilità politica del fallimento dell’operazione che nei fatti rappresenta una boccata d’ossigeno di vitale importanza per i traballanti conti pubblici di City Hall.

Nel provvedimento è specificato che la Provincia si impegna a “fornire 600 milioni di dollari in ulteriore sostegno operativo per i rifugi e i senzatetto, a condizione che vi sia un paritario sostegno federale per i rifugiati e i richiedenti asilo”. Cioè, si va avanti solo se anche Ottawa mette a disposizione la sua porzione di 600 milioni di dollari. Poi, andando avanti, il governo provinciale si impegna a stanziare “oltre 750 milioni di dollari in finanziamenti per 55 nuovi treni della metropolitana per la linea 2 del TTC, a condizione che il sostegno federale corrisponda la stessa cifra”.

Insomma, di fronte alle titubanze di Ottawa di fronte alle richieste avanzate da mesi da Chow per il sostegno ai conti pubblici cittadini, il sindaco ha deciso di passare all’attacco, facendo sponda sul premier e mettendo il primo ministro all’angolo.

Certo, nel fare questo le due parti contraenti hanno dovuto o fare delle rinunce o farsi carico di spese e responsabilità che non era nel loro interesse assumersi. Il governo provinciale, ad esempio, si vede costretto a riprendersi la costosissima gestione della Don Valley Parkway e della Gardiner – facendo dietrofront rispetto a quanto deciso dall’ex premier conservatore Mike Harris – mentre City Hall rinuncia una volta per tutte a qualsiasi tipo di rivalsa sulla controversa vicenda che ruota attorno all’Ontario Place, che viste le premesse sarebbe potuta finire in tribunale con la lievitazione delle spese e il blocco dei piani di sviluppo di un buon tratto del lungolago.

Ora la palla passa a Trudeau, che dovrà decidere di piegarsi a quanto previsto dal New Deal o se andare davanti da solo per la propria strada.

Nella foto in alto, Olivia Chow

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