Canada

Il Canada ricorda
le scuole residenziali

TORONTO – Canti, tamburi, discorsi, danze. Ma anche testimonianze dolorose e lacrime. Per la prima volta nella sua storia, ieri il Canada celebrato il National Day for Truth and Reconciliation. Una giornata, quella di ieri, istituita da Ottawa lo scorso 3 giugno per commemorare la storia tragica e dolorosa delle scuole residenziali, per ricordare i bambini morti e quelli sopravvissuti, le loro famiglie e comunità.

Secondo la Truth and Reconciliation Commission of Canada in queste scuole hanno perso la vita 6mila bambini anche se, secondo molti, il numero potrebbe essere ben più alto: 15mila.

L’Ontario non ha osservato la giornata come festiva nella provincia ma ieri il premier Doug Ford ha partecipato a Toronto ad una delle numerose cerimonie: “La giornata è un’opportunità per riflettere, rafforzare le relazioni con i popoli indigeni e svolgere un ruolo attivo nella riconciliazione”, ha detto.

Oltre all’Ontario, Alberta, Saskatchewan, New Brunswick e Quebec hanno scelto di non rendere il 30 settembre una giornata di vacanza.

Il primo ministro Justin Trudeau ha twittato ieri che “questa giornata dovrebbe essere un giorno di riflessione per onorare i sopravvissuti delle scuole residenziali, le loro famiglie e quei bambini che non sono mai tornati a casa” e che “insieme, dobbiamo continuare a conoscere il ruolo delle scuole residenziali e il trauma intergenerazionale che hanno causato. È solo affrontando queste verità e riparando questi torti che noi, in collaborazione con i popoli indigeni, possiamo muoverci verso un futuro migliore”.

Anche il leader conservatore Erin O’Toole ha rilasciato una dichiarazione su Facebook, incoraggiando i canadesi a prendere parte a commemorazioni pubbliche, per gli “impatti dolorosi e duraturi delle scuole residenziali”. “Affinché il Canada possa raggiungere il suo pieno potenziale come nazione, la riconciliazione deve essere al centro di questi sforzi”, ha scritto mentre il leader dell’NDP Jagmeet Singh ha ribadito “l’impegno a combattere a fianco delle comunità indigene”. “Questo è il risultato del duro lavoro di molti attivisti e sostenitori indigeni. Sono particolarmente grato all’mp Georgina Jolibois che per prima ha presentato un disegno di legge per celebrare questo giorno”, ha dichiarato.

È stato particolarmente appassionato e commovente il messaggio della Governor General Mary May Simon, Inuk da parte di madre, che ha ricordato la sua infanzia trascorsa in un villaggio Inuit nel nord del Quebec. “Altri bambini sono stati strappati dalle loro case, separati dalle loro famiglie e mandati in scuole residenziali dove non era permesso loro di parlare una lingua indigena o onorare la loro cultura”, ha detto.

Simon ha ricordato “le famiglie in cui l’assenza di bambini era un “vuoto palpabile”. Al contrario di tanti suoi coetanei, a lei – il padre non era aborigeno – non è stato ’permesso’ frequentare le scuole residenziali. “Nella riserva ero un sostituto, un sostituto molto amato, per madri e padri che sentivano disperatamente la mancanza dei loro figli – ha detto – abbiamo sentito tutti il dolore di perdere una parte della nostra comunità”.

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