TORONTO – È sempre più ampio il distacco tra i conservatori e i liberali nelle intenzioni di voto dei canadesi. La conferma arriva dall’analisi comparata degli ultimi sondaggi a livello federale effettuati a partire dallo scorso 7 luglio. In sette indagini demoscopiche i tory guidati da Pierre Poilievre si sono confermati come il primo partito del Paese, con una tendenza in aumento rispetto ai grit, che invece arrancano e fanno fatica a riconquistare quanto perso nell’elettorato canadese.
Il Partito Conservatore nella supermedia di luglio dei sondaggi di Nanos Research, Abacus Data, Leger e Mainstreet Research ha sempre superato abbondantemente il 35 per cento, con un picco del 38 per cento e una media generale del 36,6 per cento.
Molto distante il partito guidato dal primo ministro Justin Trudeau. La media dell’ultimo mese posiziona i liberali al 28,9 per cento, con un netto distacco sui conservatori. Ma sono anche altri i fattori che gettano ombre sull’immediato futuro del partito che sostiene il governo. Nei 27 sondaggi federali realizzati dallo scorso marzo il Partito Liberale ha superato solamente una volta i conservatori – Leger, 29 maggio – e rimanendo sempre nella parità statistica, con un distacco ciò minore o uguale al 2 per cento. Solo in quell’occasione, inoltre, il Partito Liberale ha superato la soglia del 30 per cento, considerata un po’ la Linea Maginot di fronte all’avanzata di Poilievre.
Ci sono però degli elementi che portano un minimo di ottimismo per il partito del primo ministro. In primo luogo a sinistra il calo del Partito Liberale non è stato accompagnato da una crescita dell’Ndp guidato da Jagmeet Singh. La supermedia di luglio parla di un partito fermo al 18,1 per cento delle intenzioni di voto, incapace quindi di fare tesoro delle difficoltà di Trudeau e di conquistare fette dell’elettorato liberale deluso.
Si sgonfia in partenza quindi l’ipotesi di un Partito Liberale schiacciato a destra dai conservatori e a sinistra dai neodemocratici. L’Ndp, secondo gli annalisti, sta pagando a caro prezzo gli effetti del patto di legislatura siglato dallo stesso Singh e da Trudeau che dovrebbe, nelle intenzioni dei due leader, mantenere al potere il governo liberale di minoranza fino alla elezioni del 2025. Il sostegno esterno all’esecutivo evidentemente non piace alla base ndippina, che invece vorrebbe ricalibrare le strategie della dirigenza e tornare a fare un’opposizione dura.
Un secondo elemento da prendere in considerazione è quello del rimpasto effettuato di recente dal primo ministro. Trudeau ha deciso di rimescolare le carte, togliendo il portafoglio ministeriale a sette esponenti di primo piano e promuovendo al governo numerosi volti nuovi.
L’obiettivo è quello di rinvigorire l’azione di governo do po un lungo periodo di stasi. Solo il tempo ci potrà dire se la mossa avrà degli effetti benefici in termini di consenso.
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