TORONTO – Se qualcuno non lo sapesse, l’Indice di Democrazia Municipale (MDI) conferma che le nostre istituzioni democratiche a livello locale chiedono a gran voce una riforma seria, se non un’iniezione di impegno civico. Nel 2021, su un totale di 150 punti possibili sulla scala MDI, solo otto (8) Comuni dei trentadue (32) presi in esame in Ontario hanno ricevuto un voto di sufficienza pari a 75 o superiore. Né Toronto né Vaughan facevano parte del gruppo dei Comuni ad un livello accettabile.
MDI è un progetto congiunto del Marshall Strategy Group e Unlock Democracy Canada. I due gruppi hanno misurato la forza della democrazia sulla base di quattro criteri di base che includevano trasparenza/responsabilità, coinvolgimento dei cittadini, affluenza alle urne e integrità.
Brampton e Richmond Hill si sono classificate al 31° e 32° posto, proprio ultime!
I consiglieri uscenti dovrebbero essere preoccupati. La sensazione che il pubblico debba “buttare fuori i fannulloni” sta cominciando a montare rapidamente. Alcuni candidati hanno cominciato a venire al Corriere con le loro preoccupazioni e soluzioni.
Non sorprende perché a Richmond Hill ci sono oltre 5.000 abitanti che si autoidentificano come italiani (censimento 2016). Nel Ward 5, ad esempio, un candidato, Richard Rupp, propone un piano basato sulle “3 R”: (1) Investimenti Responsabili nelle infrastrutture, perché Richmond Hill è “un pasticcio”, (2) Rispetto per le voci della comunità e (3) Ripristino di integrità, responsabilità e funzionalità.
Alcuni direbbero che è “bersaglio facile”. Il Consiglio è consumato da liti interne che sfociano in un mare di denunce al Commissario per l’integrità e altro ancora. L’attuale consigliere Karen Cilevitz, si è trovata in seri problemi legali per le sue discutibili pratiche di assunzione quando un ex collaboratore diventato informatore ha costretto ad avviare un’indagine e la comparizione in tribunale con l’accusa di frode. Solo un patteggiamento per accuse minori l’ha vista sfuggire a una potenziale condanna al carcere. Rupp si potrebbe trovare sulla strada giusta.
Oltre alla parte occidentale della GTA, a Brampton (oltre 25.000 abitanti italiani al censimento del 2016), il consiglio comunale non può essere funzionale se tutti i consiglieri uscenti venissero rieletti. Il Consiglio è già diviso tra consiglieri pro-sindaco e anti-sindaco. Un commissario per l’integrità è stato licenziato sommariamente – ha avviato una causa – il suo sostituto arriva con un passato discutibile. Una “informatrice” che ha denunciato i presunti conflitti del sindaco durante la corsa alla leadership conservatrice ha i suoi problemi da spiegare. Lei concorre per sostituire il sindaco.
Non così in fretta, avverte Bob Dosanjh Singh, un altro candidato alla carica di sindaco, per riformulare un vecchio proverbio inglese, “troppi odori in Danimarca”. Singh, attivista e giornalista, afferma che, anche se nessuno vuole fare nomi, tutti “sanno” chi e quali sono i problemi e perché le soluzioni non vengono applicate. Chiunque sia associato all’amministrazione a livello politico o burocratico opera purtroppo sotto una nuvola di negatività.
Singh afferma che il primo passo è di stabilire pratiche di assunzione obiettive e chiare. I candidati prescelti devono avere l’autorità per apportare modifiche ed essere ritenuti responsabili. In secondo luogo, si deve affrontare i problemi di trasporto e traffico. Sostiene che si tratta di problemi economici che “scoraggiano gli investimenti nella nostra comunità e necessitano urgentemente di attenzioni”.
Terzo, si deve migliorare la sicurezza della comunità. L’assunzione di altri quattrocento agenti di polizia aiuterà a frenare chi fa beffe della legge, i comportamenti illegali e le bande di strada emergenti. È quasi improduttivo pianificare un nuovo ospedale di cui abbiamo bisogno o un’università che vogliamo, dice, finché Brampton non risolverà prima questi problemi di base.
Bob Singh è fiducioso di essere il candidato per portare Brampton dove dovrebbe andare: “La nostra è una comunità veramente multietnica, multilingue, multirazziale e multireligiosa. Gli italocanadesi sono ancora abbastanza significativi da fornire una certa leadership nella transizione. Sono qui per chiedere il loro aiuto”.
Traduzione in Italiano a cura di Marzio Pelù
PER LEGGERE I COMMENTI PRECEDENTI: https://www.corriere.ca/il-commento/