TORONTO – Continua il “tour” elettorale del Paese, con i leader dei principali partiti impegnati a dispensare promesse, a spiegare ai canadesi perché dovrebbero votarli alle prossime elezioni federali e, ieri in particolare, ad annunciare contromisure ai “dazi universali” annunciati, per oggi, dal presidente statunitense Donald Trump.
Il leader liberale Mark Carney, attuale primo ministro, ieri era a Winnipeg, in Manitoba: stavolta non ha fatto nuove promesse, ma ha evidenziato i precedenti impegni assunti e le iniziative prese, come l’annullamento della carbon tax per i consumatori – che, ha sottolineato Carney, “ha portato alla discesa del prezzo del carburante” (ieri, ndr) – , la riduzione delle tasse per la classe media, il raddoppio dell’edilizia residenziale, l’eliminazione della GST per i primi acquirenti di case su alcune abitazioni e l’ampliamento della copertura odontoiatrica. Carney ha concentrato la maggior parte dei suoi commenti sul presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, visto che quest’ultimo dovrebbe presentare, oggi, un regime di tariffe reciproche: il leader liberale, in questo caso in veste di primo ministro canadese, ha affermato che il Canada adotterà contromisure. “Noi, ovviamente, guarderemo con interesse a ciò che verrà annunciato. Come ho anche detto al presidente, metteremo in atto misure di ritorsione se verranno adottate misure aggiuntive contro il Canada”.
A proposito di Usa, il leader conservatore Pierre Poilievre, ieri a St. John’s in Newfoundland and Labrador, ha incolpato i Liberali per la dipendenza del Canada dagli Stati Uniti e ha pubblicizzato il suo piano per portare più facilmente l’energia canadese su altri mercati, alternativi a quello statunitense. Ha affermato che un governo conservatore abrogherebbero le leggi che impediscono oleodotti e petroliere; accelererebbe le approvazioni per i progetti sulle risorse; eliminerebbe il limite energetico; eliminerebbe la catbon tax per le industrie; istituirebbe una società per offrire garanzie sui prestiti alle comunità indigene. Poi, Poilievre ha preso di mira direttamente Carney, affermando che il suo rifiuto di ritirare la candidatura di Paul Chiang (sulla vicenda, vedi l’articolo qui in basso, a seguire) dimostra che continua ad avere “conflitti con l’estero”. “Quel candidato – ha aggiunto Poilievre – si è fatto da parte da solo, e non perché Carney lo avesse spinto fuori, ma perché aveva deciso di sua spontanea volontà”, ha affermato Poilievre. “Il signor Carney non metterà mai il nostro Paese al primo posto. Metterà sempre se stesso al primo posto”.
Tornando ai dazi-Usa, il leader dell’NDP, Jagmeet Singh, ha dichiarato che se un governo da lui guidato impedirebbe alle aziende americane di acquistare strutture sanitarie canadesi. Parlando, ieri, in un centro comunitario a Edmonton (Alberta), insieme agli operatori sanitari in prima linea, Singh ha inoltre delineato il suo piano per “fermare sul nascere la privatizzazione in stile statunitense e proteggere l’assistenza sanitaria pubblica dall’agenda commerciale di Trump”. Gli impegni della campagna dell’NDP includono quindi il blocco degli “accordi commerciali in stile Trump” soprattutto in materia di assistenza sanitaria, con il divieto alle aziende di proprietà statunitense di acquistare strutture canadesi. Singh promette inoltre di rafforzare e far rispettare il Canada Health Act, di vietare ulteriori cliniche “cash-for-care” e di rendere la piena applicazione degli standard sanitari pubblici una condizione per il finanziamento sanitario federale. Non solo: facendo riferimento proprio all’Alberta, Singh ha annunciato che come primo minsitro “starebbe addosso” alle province che “privatizzano l’assistenza”.
Nelle foto in alto, da sinistra: Pierre Poilievre, Jagmeet Singh e Mark Carney (screenshot dai rispettivi profili Twitter X)
Paul Chiang getta la spugna: “È un momento critico, preferisco rinunciare”
MARKHAM – Alla fine, ha gettato la spugna: il candidato liberale (e deputato in carica) Paul Chiang non si ricandiderà alle elezioni federali nel distretto di Markham-Unionville, in seguito alla bufera scatenata dalle sue dichiarazioni sull’avversario conservatore, Joe Tay. Come abbiamo scritto ieri, in un’intervista con i media in lingua cinese, Chiang aveva suggerito che Tay dovesse essere consegnato al Consolato Cinese di Toronto: l’anno scorso, la polizia di Hong Kong aveva offerto una ricompensa di 1 milione di dollari per informazioni che portassero all’arresto di Tay per “violazioni della legge sulla sicurezza nazionale”, in riferimento al fatto che Tay è sempre stato un critico esplicito delle violazioni dei diritti civili di Hong Kong.
Lunedì, il leader liberale (e primo ministro) Mark Carney aveva difeso Paul Chiang, definendolo “persona integra che ha servito questa nostra comunità come alto ufficiale di polizia per più di un quarto di secolo”. Poche ore dopo, però, lo stesso Chiang ha deciso di fare un passo indietro e su Twitter X ha pubblicato un post spiegando che “le elezioni federali” sono di “un’importanza unica” e spiegando di “non volere che ci siano distrazioni in questo momento critico. Ecco perché mi faccio da parte come candidato per il 2025 nella nostra comunità di Markham-Unionville”, ha scritto. Il Partito Liberale avrà tempo fino al 7 aprile per trovare un sostituto.
“Pena di morte per i serial killer e… per Trudeau”: saltano le candidature di Mark McKenzie e Stefan Marquis per i Conservatori
WINDSOR – “Salta” il candidato dei Conservatori della circoscrizione di Windsor-Tecumseh-Lakeshore, Ontario: si tratta di Mark McKenzie, attualmente consigliere comunale a Windsor, “reo” di avere fatto, durante una trasmissione radiofonica comica, alcune considerazioni pesanti sull’ex primo ministro Justin Trudeau.
I fatti risalgono al febbraio del 2022, alla fine del “Freedom Convoy”, la manifestazione di protesta dei no-vax e dei camionisti contro le restrizioni anti-Covid decise dal governo guidato all’epoca da Justin Trudeau. In un podcast comico (che oggi non va più in onda) intitolato “Mark and Chris Podcast”, McKenzie ha esordito definendo Trudeau un “idiota” e poi ha parlato della necessità di “tenere i politici responsabili” e trovare “persone più normali” che si candidino alle elezioni. Quando il suo co-conduttore ha espresso dubbi sull’impatto che i consiglieri comunali locali possono avere su questioni come i lockdown, McKenzie ha ribattuto e ha detto “dobbiamo unirci tutti”. Quindi, ha parlato della necessità di tornare ai metodi dell’era medievale per ottenere un vero cambiamento, dicendo: “Sono anche a favore delle impiccagioni pubbliche, quindi penso che dovremmo riportarle in auge. Penso che dovrebbero riportare in auge anche la sedia elettrica”. McKenzie ha continuato a fare esempi di casi in cui dovrebbe essere applicata la pena di morte e ha incluso il nome di Trudeau. “Ma ancora una volta, come Paul Bernardo (il serial killer attualmente in carcere, ndr), semplicemente uccidi quel tizio. Perché i miei soldi delle tasse dovrebbero mantenere in vita quel tizio? Charles Manson, gente così, Jeffrey Dahmer, sai cosa sto dicendo. Se sei sicuro al 100%. Epstein, sai, questo è quello che sto dicendo… Justin Trudeau…” ha quindi aggiunto McKenzie ridendo.
CTV ha ottenuto per quell’audio e l’ha pubblicato, scatenando la reazione del Partito Conservatore che ieri, tramite “un portavoce”, ha comunicato alla stessa CTV: “Quei commenti sono chiaramente inaccettabili. Il signor McKenzie non sarà il candidato conservatore”.
Appena lo scorso fine settimana, McKenzie aveva lanciato la sua campagna per candidarsi con i Conservatori. Nello stesso distretto, corrono il liberale in carica Irek Kusmierczyk, Alex Ilijoski dell’NDP e Nick Babick del People’s Party of Canada. Entro il 7 aprile, i Conservatori dovranno trovare il nuovo candidato per quel distretto. Anzi, due: anche Stefan Marquis, candidato nella circoscrizione di Montreal di Laurier—Sainte-Marie, è stato espulso per alcuni post sui social media nei quali avrebbe promosso teorie cospirative, come quella secondo cui Bill Gates starebbe cercando di manipolare la salute pubblica, a scopo di lucro, attraverso i vaccini e quella secondo cui l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia sarebbe stata “provocata” dall’espansione della Nato.
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