Il Commento

Gaza, la mozione dell’NDP finisce in farsa

TORONTO – Questo per quanto riguarda una discussione seria sulla Mozione dell’Opposizione “Azioni del Canada per promuovere la pace in Medio Oriente”. Scusate se rido… mi limiterò a una ironica risatina. La votazione per determinare “le azioni” avrebbe dovuto svolgersi – come da accordo negoziato – alle 19:15 dopo il dibattito. Alle 20:30, il Presidente della Camera ha finalmente stabilito che la votazione si sarebbe svolta alle 21:00, dopo aver concesso 30 minuti ai parlamentari per recarsi nella Camera. Cosa è successo, vi chiederete?

La Mozione era stata presentata come soluzione parlamentare di un grosso problema; un’occasione decisiva per coloro che sono preoccupati per “verità, giustizia, diritti umani, pace, autodeterminazione, protezione delle donne, dei bambini – riparazione dell’abuso dei fedeli, dei diversi, dei deboli…” e per mostrare al mondo il potere illimitato della Camera dei Comuni canadese nel realizzare la politica estera “al volo”, grazie alla “connessione siamese” che è il governo di coalizione liberale-NDP.

Purtroppo non è finita così. Poco prima che lo Speaker iniziasse a “convocare i deputati” per il voto, come è prassi, il Leader della Camera del Governo ha consegnato al Presidente un elenco di emendamenti. La tattica ha colto tutti di sorpresa, incluso un deputato ebreo della circoscrizione Mount Royal di Montreal che aveva fatto del tutto per farsi’ che fosse riconosciuto un sionista orgoglioso. Anche l’ex ministro da Eglinton-Lawrence di Toronto, impegnato nella lotta contro l’antisemitismo, sembrava scioccato. Entrambi si erano opposti strenuamente.Il Bloc Quebecois ha precisato di non aver ricevuto una copia in francese e di non poter quindi votare.

L’NDP, ritenutosi massimi esemplari di “bontà, virtù e tutte le cose morali” sono stati i promotori della mozione originale. Hanno quindi accettato gli emendamenti come un tutt’uno, legando così le mani allo Speaker, per così dire. Basti dire che l’emendamento/i “amichevole” – cioè il modo in cui vengono trattati gli emendamenti accolti dal promotore originario – ha avuto l’effetto di negare la sostanza dei temi affrontati nella mozione originaria e il dibattito che aveva generato, alla Camera e sui media la settimana prima.

In effetti, tutti dovevano far finta che non fosse successo nulla, se non la rivisitazione di alcuni dei “fatti” concordati già di dominio pubblico. Ad esempio, il ministro per gli Affari Globali è stato in grado di confermare il numero contestato di morti a Gaza, la percentuale di donne e bambini uccisi, blah, blah, blah… La versione finale ha “sanificato” l’acrimonia che aveva cominciato ad emergere – come previsto. Le dichiarazioni generiche hanno sostituito quelle controverse. Gli emendamenti sono passati 204 a 118.

Sembrava abbastanza per convincere tutti, specialmente gli scettici del partito liberale. Al voto finale, i parlamentari del partito liberale hanno “messo giù le armi”, tra cui Omar Algabra, ex ministro e direttore della Camera Palestinese, nonché la deputata Selma Zaid, segnalando che, a parte tutta la farsa, la mozione era in effetti una mozione del governo travestita da iniziativa del NDP.

Solo i Conservatori, l’ex Ministro Marco Mendicino, Anthony Housefather, e Ben Carr hanno votato contro la mozione originaria (voto finale: 204-117).

Il CIJA, Centro per gli affari israeliani ed ebraici, almeno in apparenza, sembra aver subito una sconfitta in quanto ha esercitato forti pressioni per far bocciare la mozione dell’opposizione. Il CJPME, Canadesi per la Giustizia e la Pace in Medio Oriente, voleva che la mozione fosse approvata, e con tutte le sue forze. Hanno calmato un po’ il loro entusiasmo per i risultati.

Molti parlamentari dell’NDP hanno indossato scialli evocativi del sostegno ad una Palestina libera. La coalizione liberale-NDP è sopravvissuta ad un’altra prova. Il dibattito ed il voto non hanno mai riguardato altro.

La ricerca di una “soluzione” alla crisi di Gaza e all’aumento dell’antisemitismo si sposta ora in un altro teatro da prendere in seria considerazione: il Congresso degli Stati Uniti.

Nella foto in alto, il leader dell’NDP Jagmeet Singh con il bimbo in braccio durante il dibattito alla Camera: normalmente i non eletti non possono entrare nella Camera, a meno che non siano gli addetti dello Speaker (screenshot dal video sul sito https://parlvu.parl.gc.ca)

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