Toronto

Dundas Street: mancano i soldi
ma per Chow non è un problema

TORONTO – Costi quel che costi ma, per Olivia Chow, occorre cambiare il nome di Dundas Street. L’ufficio del sindaco di Toronto ha confermato la scorsa settimana di sostenere la decisione del consiglio del 2021 di ridenominare l’importante strada, che porta il nome da un politico scozzese del XVIII secolo che alcuni storici accusano di aver ritardato l’abolizione della tratta degli schiavi.

Da un lato i sostenitori della ridenominazione della via sostengono che “è sbagliato onorare una persona che ha contribuito alla schiavitù e rimuovere il suo nome sarebbe un modo significativo per affrontare le ingiustizie storiche inflitte ai neri”. Dall’altro quelli contrari ribattono che “non ci sono prove chiare che Henry Dundas fosse responsabile dell’estensione della tratta degli schiavi” e che “le risorse necessarie per rimuovere il suo nome dalla strada lunga 23 chilometri sarebbero spese meglio per altre priorità”.

Ma oltre al dibattito sull’operato di Dundas, è scoppiata la polemica sul costo che dare un altro nome alla via, peserà sulle spalle dei contribuenti. E non si tratta certo di noccioline. La stima più recente della città per il progetto è di 8,6 milioni di dollari.

Intanto il portavoce della Chow, Shirven Rizvany, ha dichiarato in una email inviata allo Star, che il sindaco “sostiene la modifica del nome e lavorerà con la comunità durante tutto il processo” approvato dal consiglio. L’ufficio di Chow non ha approfondito le sue ragioni per sostenere il piano, che è stato anche approvato dal suo predecessore, John Tory.

La scorsa settimana il consigliere del Ward 17 Don Valley North, Shelley Carroll aveva predetto che il consiglio sarebbe stato costretto ad accantonare il piano di ridenominazione perché “non possiamo permettercelo”.

Intervistata da Newstalk10101, Carroll, che ha votato per la ridenominazione due anni fa, ha affermato che quando la questione si presenterà di nuovo a City Hall il consiglio probabilmente approverà la ridenominazione ma “non abbiamo i soldi per farlo in questo momento, e questo è ben chiaro”.

Non bisogna dimenticare che la Città nei prossimi due anni deve far fronte a un deficit operativo dovuto al Covid che si aggira su 1,5 miliardi di dollari. In una conferenza stampa dello scorso venerdì per richiedere finanziamenti federali per i rifugiati, Chow ha detto ai giornalisti che “la città di Toronto è al verde”.

Ma il problema dei soldi non sembra interessare più di tanto la comunità di colore. Lanrick Bennett, che è direttore responsabile di un’organizzazione no-profit per spazi pubblici chiamata Laneway Project, ha affermato che proseguire con il progetto di ridenominazione segnerà progressi verso “ciò per cui molti di noi nella comunità nera abbiamo combattuto, e che la nostra voce nella città di Toronto conta”. Nadine Spencer, ceo ad interim della Black Business and Professional Association che sostiene anche la ridenominazione, ha dichiarato che “riconoscere la sofferenza subita dalle persone schiavizzate e dai loro discendenti dovrebbe essere una priorità, anche se bisogna attingere alle casse della città”.

Nella foto in alto: il sindaco di Toronto, Olivia Chow (Instagram cityofto)

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