Il Commento

Doug Ford, uomo comune e Premier

TORONTO – Istruzione o industria, il premier Ford si è creato un personaggio pubblico che quando lo guardi ti vien da dire “è lui il capo!”. È, senza eccezioni, la figura politica di più alto rango che incarna la reazione e la risposta dell’uomo comune (e poiché questa è una pubblicazione politicamente corretta, sensibile agli attacchi alle sfumature grammaticali del momento, aggiungiamo: di ogni persona comune) alle sfide e agli stimoli della vita quotidiana.

Nessuno slancio è al di là della sua portata o misura per dimostrare di essere impavido e imperterrito di fronte alle sfide che i titolari di cariche pubbliche devono affrontare: chiama le cose con il loro nome. Non azzardatevi a giocare ​​una partita a carte con lui.

Pensate al simbolismo di lui che rovescia una bottiglia di whisky davanti a telecamere e microfoni – con i lavoratori del produttore sullo sfondo – e chiedetevi se darà seguito alle minacce di contrastare gli effetti dei dazi. Il prodotto è Crown Royal e, che ci crediate o no, i politici ai due livelli più alti del governo giurano fedeltà al Monarca [Costituzionale]. Il messaggio: “non scherzare con me, io sto con la gente” (che beva o no).

Nel corso di una riorganizzazione internazionale, guidata da Trump e dagli americani, dei modelli di comportamento degli scambi commerciali, non sta aspettando le “finezze dei negoziati” per determinare la posizione dell’Ontario, costi quel che costi, a prescindere dall’alto tasso alcolico: l’agenzia per gli alcolici dell’Ontario è considerata il più grande fornitore di prodotti alcolici al mondo.

Per coincidenza, essendo ieri il primo giorno di scuola, alcuni trustee dilettanti hanno pensato fosse saggio stuzzicare l’orso, o pungolare il leone, con le loro preoccupazioni esagerate su genitori e figli nel primo giorno di scuola. Sapete come funziona… sono usciti di casa preoccupati che non ci fossero fiduciari (cosa fanno ora?) a cui rivolgersi di fronte alla spiacevole eventualità del “guai a me” che probabilmente colpirebbe chiunque osasse entrare nei locali scolastici. Ma per favore…

Perché avrebbero dovuto aspettare l’ultimo minuto possibile per abbandonarsi a sciocchezze egoistiche e trasparenti per condannare la decisione di Ford (più precisamente del suo Ministro dell’Istruzione) di commissariare diversi Provveditorati Scolastici perché ritenuti fiscalmente incompetenti da investigatori terzi? È successo alla fine della scorsa primavera, non ieri.

Come da copione, la solita folla progressista di Queen’s Park “e soci” ha sfilato davanti alle telecamere di una TV locale accuratamente preparata per lamentarsi dei tagli ai fondi per l’istruzione… bla, bla, bla. La Provincia stanzia oltre 31 miliardi di dollari all’anno per le spese dirette per l’istruzione di 72 Provveditorati, quasi tutti in calo di studenti nelle iscrizioni. In breve, questo suggerisce che il Ministero dell’Istruzione stia, in effetti, stanziando – ogni anno – più fondi per istruire meno bambini. Il problema di sottoporre i Provveditorati a commissariamento era il presunto uso improprio del denaro da parte di coloro “incaricati di fornire i servizi“.

Un fiduciario ha insistito sul fatto che i nuovi commissari non hanno alcuna esperienza in materia di istruzione. Forse supereranno i trustee che quella esperienza proprio non l’hanno dimostrata. Ford, come da copione, ha affermato con rabbia che i Provveditorati sono strutture obsolete e disfunzionali come organizzazioni e modelli di governance (parafraso). Ha insistito sul fatto che i fondi dovrebbero/saranno destinati all’istruzione dei bambini nelle scuole, non ai lussuosi Taj Mahala, per assecondare i desideri degli amministratori.

Se c’è una colpa da addossare al Premier in questo caso, è che l’opinione pubblica si chiede perché quegli amministratori abbiano ancora un lavoro. Restate sintonizzati, come si suol dire.

Traduzione in Italiano (dall’originale in Inglese) a cura di Marzio Pelù

In alto: Doug Ford mentre versa il whisky “Crown Royal”, mostrando così sdegno per la decisione dell’azienda di lasciare il Canada (foto-screenshot dalla pagina Twitter di Ford – @fordnation

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