TORONTO – Nuovo affondo di Donald Trump contro Justin Trudeau sul fronte dazi. Il presidente eletto, ancora una volta, ricorre ai social media per stuzzicare il primo ministro canadese e lo fa utilizzando, come già fatto nei giorni scorsi, la bizzarra ipotesi di un Canada non più sovrano e indipendente ma parte integrante della confederazione statunitense. Una provocazione, ovviamente, in puro stile Trump, che è stata ieri minimizzata da numerosi ministri del governo di Ottawa, secondo i quali questi tipi di messaggi fanno parte della strategia del tycoon newyorchese per mettersi in una posizione di forza in vista dei futuri negoziati.
“È stato un piacere – si legge nel messaggio postato da Trump su X e altri social media – cenare l’altra sera con il Governatore Justin Trudeau del Grande Stato del Canada. Attendo con ansia di rivedere presto il Governatore in modo da poter continuare i nostri colloqui approfonditi sulle tariffe e sul commercio, i cui risultati saranno davvero spettacolari per tutti! DJT”.
Il primo ministro, almeno per ora, fa buon viso a cattivo gioco e incassa l’irruenza del futuro inquilino della Casa Bianca senza lamentarsi. Sta di fatto che per la prima volta dall’inizio di questa controversa vicenda – l’annuncio ciò dei futuri dazi doganali del 25 per cento per i prodotti canadesi in entrata negli Stati Uniti – Trudeau ha alzato un po’ la voce, metaforicamente, dopo aver subito in silenzio. Durante un suo intervento alla Camera di Commercio di Halifax, ha ammesso che questa tipo di situazione è più difficoltosa di quella in cui si trovò il Canada durante la prima presidenza Trump: allo stesso tempo, però, il primo ministro ha sottolineato come il governo canadese sta vagliando tutte le possibili risposte e soluzioni alla minaccia dei dazi doganali, senza escludere l’attivazione di tariffe doganali ritorsive nel case in cui Trump decidesse di passare dalle parole ai fatti il prossimo 20 gennaio.
D’altro canto, le tensioni con gli Usa non sono nuove, almeno per quanto riguarda il settore commerciale. Durante il suo primo mandato come presidente degli Stati Uniti, Trump nel 2018 ha scatenato una guerra commerciale durata quasi un anno, imponendo un dazio doganale del 25% sui prodotti siderurgici canadesi e del 10% sull’alluminio canadese. In risposta, il Canada ha presentato una controtariffa del 25% su una lunga lista di prodotti americani in acciaio e alluminio, insieme a una sovrattassa del 10% su vari beni statunitensi, tra cui caffè, pasti preparati e sciroppo d’acero. Queste tariffe di ritorsione sono state infine revocate nel 2019 dopo che Canada, Stati Uniti e Messico hanno raggiunto un accordo che ha messo in naftalina il vecchio accordo di libero scambio Nafta e ha dato alla luce l’UMSCA.
Trump ha annunciato ancora una volta l’intenzione di imporre una tariffa del 10% sull’alluminio canadese nell’agosto 2020, ma in seguito ha messo in pausa le incombenti elezioni presidenziali dello stesso anno. Lo stesso magnate americano durante la sua campagna presidenziale ha annunciato più volte la sua intenzione di rimettere le mani sull’accordo di libero scambio tra Stati Uniti, Canada e Messico.
Secondo il leader dell’opposizione Pierre Poilievre, Trump continua a provocare Trudeau perché ne percepisce la debolezza. “Trudeau è un leader debole – ha detto – il Canada invece ha bisogno di un primo ministro forte”.